Uno dei migliori film di Woody del nuovo millennio, una bella commedia sofisticata che nella sua semplice struttura, che alla fine è il tipico valzer sentimentale che il regista newyorchese ci ha proposto tante altre volte, mostra una forte critica verso i dogmi sociali, verso il conformismo più immotivato, verso la predisposizione al rinunciare a se stessi in nome di valori fittizi, verso un'ipocrisia dilagante che rovina sistematicamente la vita dei soggetti che si fanno influenzare, ovviamente il mattatore assoluto è Larry David, qui protagonista che interpreta una sorta di alter ego del regista, uomo geniale di cui non è mai stato riconosciuto il talento e che ha una certa avversione nei confronti del genere umano, il suo personaggio, così sopra le righe, riflessivo, paranoico, ipocondriaco, razionale ed allo stesso tempo lunatico è un vero e proprio accompagnatore all'interno di questa vicenda fatta di amori anticonvenzionali, personaggi in continuo mutamento, lui stesso, uomo che ha rotto con la moglie per l'incompatibilità che si è palesata nel corso degli anni di matrimonio, nonostante sulla carta sembravano la coppia perfetta, sottolineando quanto la vita non rispetta per forza quello scritto sulla carta, inizialmente poco aperto ad una nuova relazione che si rifugia in una sorta di misoginia come strumento di autodifesa, ma che pian piano si aprirà nei confronti di questa ragazza spiantata, fuggita di casa per provare ad iniziare una nuova vita a New York, dalle attitudini diametralmente opposte a quelle del protagonista, che si porta dietro una certa ignoranza favorita dal contesto in cui è cresciuta, l'evoluzione del personaggio mostra come l'essere umano sia capace di un'adattamento relativamente rapido e quanto il contesto sia importante per l'autorealizzazione, ma sono ancor più emblematici i genitori della ragazza, provenienti dal Minnesota, tradizionalisti e creduloni di cui il protagonista si prende costantemente gioco, vezzeggiandoli con un'ironia piuttosto cattivella, che personalmente ho gradito tantissimo, ecco loro a contatto con una nuova mentalità riusciranno finalmente a sbloccare sé stessi e trovare una via che li mostri per quello che realmente sono, ma tutto il processo, per quanto iperbolizzato è messo in scena divinamente, con la presenza costante del protagonista che nel mezzo dei suoi discorsi spara amare verità un po' a tutti, fino ad arrivare a quella straordinaria componente che è il caso, che mette in risalto gli splendidi paradossi della vita, il tentato suicidio che diventa l'opportunità di un nuovo inizio.
Che dire, un Woody ispiratissimo, dialoghi al fulmicotone, un ritmo indemoniato che regala dei momenti uno più bello dell'altro, vogliamo parlare dei confronti tra il protagonista ed i bambini che giocano a scacchi con lui? In cui li tratta malissimo sia per abituarli alle difficoltà della vita, sia perché ha difficoltà ad applicare un filtro nei loro confronti, o ancora i dialoghi con gli amici in cui sfonda più volte la quarta parete rivolgendosi agli spettatori in sala, l'incontro con la madre e le sue caustiche risposte secche, una serie di confronti che si muovono tra la critica sociale e la filosofia, ma il tutto, dopo fiumi di dialoghi è riassumibile nel titolo, alla fine nulla ha davvero un significato, basta che funzioni.