Opera prima di Niccol, "Gattaca" è un discreto film di fantascienza, che personalmente mi ha fatto storcere il naso per qualche trovata stilistica un po' troppo didascalica che toglie valenza evocativa al film, detto questo, alla base di tutto vi è una buona sceneggiatura, che tramite un'interessantissima trovata come incipit ci porta in questo mondo distopico dove l'uomo ha raggiunto un livello tale di ricerca genetica da poter isolare i migliori geni per i nascituri, in modo da prevenire qualsiasi malattia e poter dare un potenziale fisico enorme a questi uomini progettati e definiti come "validi", da questo il film si sofferma sul contrasto tra la potenzialità dell'evoluzione scientifica, il suo intento inizialmente positivo, e l'errato utilizzo umano della stessa, dato che la vera conseguenza non riguarda soltanto i vantaggi per chi nasce in questo modo, ma soprattutto gli svantaggi di quelli che provengono da una nascita naturale, venendosi a creare la tipica discriminazione nei confronti di questi ultimi, sulla carta considerati uguali, ma nel pratico che subiscono innumerevoli ingiustizie, come esclusioni dai posti di lavoro ambiti, con l'azienda che da sempre una sbirciatina ai geni o l'impossibilità di partecipare a diversi progetti, una metafora non tanto velata della società attuale, in cui nonostante le leggi scritte le minoranze vengono discriminate da una società colma di pregiudizi, da qui ci si ricollega alla storia del protagonista, considerato "invalido" perché nato tramite concepimento naturale e con un'aspettativa di vita di trent'anni, data dai medici, che ha il sogno di viaggiare nello spazio, cosa ovviamente impossibile in un contesto estremamente selettivo come quello dell'azienda spaziale, il film prende svariate direzioni, da un lato vi è a mio parere una ramificazione eccessiva delle tematiche, dal rapporto col fratello, a quello sentimentale con la sua collega anche lei imperfetta, in cui i due abbattono le barriere dei pregiudizi - un po' troppo melensa la scena che si ripete di loro che danno i campioni di capelli al partner per farsi analizzare e loro li lasciano volare via - arrivando ad una parte centrale da puro thriller riguardante l'omicidio di uno dei dirigenti dell'azienda che aveva quasi scoperto il segreto del protagonista, con una tensione devo dire anche gestita benino, come accade nelle varie scene dei test che avvengono per scoprire chi possa essere l'assassino, mi viene in mente il bel montaggio parallelo dell'investigatore che si dirige verso casa del protagonista e l'uomo che gli ha donato la sua identità che deve salire le scale strisciando, visto che è diventato disabile, prima che arrivino, buonissima sequenza.
E poi c'è la grande metafora motivazionale, quella del superamento dei limiti sulla carta, quella dell'abbattimento di ogni etichetta che viene data in questo caso alla nascita, dal protagonista stesso che cerca costantemente di superare i suoi limiti, alla sua dolce metà, che inizierà a superarli insieme a lui.
Tanto materiale all'interno, per un film per cui non stravedo stilisticamente, certamente ha i suoi pregi, come la algida fotografia verdognola, un po' straniante e un trittico di protagonisti, Hawke, Law, Thurman, che regge benissimo la scena, subisce purtroppo qualche momento di forzato sentimentalismo e borioso pathos, ma il risultato finale lo ritengo comunque positivo.