Grandissimo cult del muto, una bellissima trasposizione del romanzo di Leroux che ancora oggi stupisce per la ricostruzione ed anzi, ritengo che il passare del tempo abbia donato un ulteriore fascino alla pellicola, le sue atmosfere lugubri, la sua fotografia cupa, la meravigliosa interpretazione di un monumento come Lon Chaney, trasportano lo spettatore in questo mondo gotico all'interno dei labirintici retroscena dell'Opera di Parigi, una storia struggente di amore, invidia e disperazione, l'ossessione portata alle estreme conseguenze, una passionalità strabordante che sfocia in una componente macabra e inquietante non da poco, facendo da apripista per quello che sarà il periodo più prolifico della Universal ed i suoi mostri.
Il soggetto lo conosciamo tutti, parla della leggenda di questo fantasma che si aggira nella parte in ombra dell'Opera, con la tendenza a terrorizzare gli addetti ai lavori, che un giorno si innamora perdutamente di questa giovane cantante, favorendola anche nell'ottenere un importante ruolo, ma l'amore non sarà ricambiato, anzi, causando spiacevoli conseguenze che sfociano in momenti di altissimo pathos e tensione emotiva nella quale prevale quel contrasto di emozioni che diventa un turbine che travolge i personaggi, l'ira del fantasma, dettata dalla gelosia, a metà tra amore ed odio, un rapporto controverso e passionale meravigliosamente trasposto, fino al tragico finale.
Ma è incredibile la cura della messa in scena, Julian ci regala tante belle sequenze, vogliamo parlare dei momenti in cui il fantasma si aggira sulla barca per i sotterranei dell'Opera? Con l'acqua che riflette la luce e i bui angoli degli archi medievali, creando un'atmosfera impagabile per poeticità e decadenza, così come tutti i momenti all'interno del rifugio del fantasma, la famosa scena in cui Christine gli toglie la maschera, mostrando il volto sfigurato, tra l'altro, va data anche una menzione speciale al trucco, capace di creare una maschera iconica ancora dopo cento anni, le claustrofobiche e cupe mura dall'interno del teatro, o ancora le belle sequenze finali, una scena di massa dall'esito struggente.
Insomma, grande cult del periodo, encomiabile per emozione e messa in scena, tremendamente affascinante.