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HO CAMMINATO CON UNO ZOMBIE regia di Jacques Tourneur

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stratoZ     8 / 10  06/11/2025 19:01:10 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER


Gioiellino di quel mito che era Jacques Tourneur, un altro tassello fondamentale per quello che sarà lo zombie movie, qui ancora lontano dalla concezione romeriana, ma è un film che torna alle origini della leggenda, nel folklore di questi popoli indigeni, ma il grande merito del regista è quello di creare un'atmosfera incredibile, quasi del tutto sussurrata con due scene in croce in cui si tange il terrore, il resto è un meraviglioso gioco di sinistre suggestioni che mette lo spettatore in uno stato d'ansia e costante spaesamento, la narrazione racconta di questa giovane infermiera che come primo impiego accetta di andare ad assistere una donna malata di mente in un'isoletta remota delle Indie occidentali britanniche, fin dal suo arrivo la sceneggiatura sottolinea la componente prettamente tradizionale ed il folklore del luogo, legato a questi riti tribali ed al vudù, inizialmente trattati in maniera marginale, a lanciare piccole suggestioni, ma che pian piano, viste anche le condizioni della paziente ed i disperati tentativi di ridarle una vita normale, diventeranno sempre più predominanti.


Tourneur regala una messa in scena incredibilmente suggestiva, le scene in notturna restituiscono questo luogo come sospeso nel tempo in cui la natura e le più viscerali usanze hanno preso il sopravvento, la quiete della notte interrotta dai tamburi tribali, che creano un vortice di inquietudine, un'atmosfera di morte - come specificato nella splendida premessa in barca fatta da Paul, qui domina la morte - e pericolo costante, sussurrato, appena onirico, in un limbo tra la realtà e la superstizione, giocando anche col contrasto tra lo scetticismo dell'uomo occidentale ed una serie di indizi che riportano all'efficacia delle tecniche vudù, così come l'elemento zombie, introdotto progressivamente ma che diventa sempre più invadente.

E diverse scene sono semplicemente meravigliose, mi viene in mente l'introduzione del personaggio della signora Rand, in quella torre buia ed inquietante, il primo incontro con la protagonista, con quella spettrale vestaglia bianca in penombra che le fa assumere un'identità sospesa tra la vita e la morte, momento molto affascinante, ed ovviamente non si può parlare della scena in cui vanno ad assistere ai riti tribali, con una forte componente di mistero gestita divinamente a livello registico, con la camera che vaga e viene impallata da queste canne da zucchero, l'inquietantissima figura del guardiano, altissimo omone dallo sguardo perso nel vuoto e l'incedere costante dei tamburi, djembe o qualsiasi cosa siano, che trascina i personaggi in un vortice di inquietudine, ed infine lo splendido finale, dove oltre a qualche stravolgimento narrativo, in realtà neanche così imprevedibile, vi è la meravigliosa e disperata scena in cui marito e moglie entrano in acqua, un momento che assume tratti prettamente melodrammatici ed allo stesso tempo funge semanticamente come purificazione, l'acqua del mare che risciacqua via e finalmente dona l'eterno riposo all'anima.

Horror stupendo, tra i miei preferiti di un regista che di perle ce ne ha regalate parecchie.