Un fantasy abbastanza puerile questo film di Olmi, che di per sé mette su schermo un interessante messaggio ecologista, ma il problema è la messa in scena, che francamente mi ha colpito ben poco, tra animali ed alberi parlanti, il vento Matteo ed una serie di personaggi discutibili, la narrazione parla di questo ufficiale dell'esercito che eredita questa casa in campagna, con un enorme terreno nel quale vi è questo bosco vecchio, un luogo pieno di leggende e folklore nel quale vi sono diverse specie di alberi secolari ed una fauna particolarmente rigogliosa, l'ufficiale, interpretato da un caricaturale Paolo Villaggio, rappresenta un po' quella modernità che avanza inesorabilmente, senza la minima coscienza ecologista, fiutando fin da subito l'opportunità di guadagnare soldi tramite l'abbattimento di diversi alberi del bosco, andando contro le tradizioni locali ed il volere della popolazione, da qui iniziano i vari tentativi del bosco e dei suoi abitanti di convincere l'ufficiale a smettere con l'abbattimento di alberi, diversi sono gli espedienti che si vengono a creare, tra la liberazione del vento Matteo, un vento parlante prima nemico del bosco che diventerà una sorta di alleato per tutelarlo, ai vari alberi che si materializzano come esseri umani per provare a convincere l'uomo a smetterla con l'abbattimento, fino alla comparsa di Benvenuto, nipote dell'ufficiale che sviluppa una certa empatia nei confronti delle creature della foresta, diventando un loro difensore, l'esito è abbastanza facile da intuire, è la classica favoletta con un lieto fine riconciliante, così come le scene principali risultano fin troppo bambinesche, basti guardare l'incontro tra Benvenuto ed il capo dei topi, portandosi con sé anche una certa ironia appena accennata, nei dialoghi e nelle situazioni, si salva sotto il punto di vista visivo, non è certamente il miglior Olmi ma ha una fotografia onesta e delle belle ambientazioni bucoliche.