Gran bel folk horror di Ari Aster, alla sua seconda regia, devo dire, seppur con qualche debituccio nei confronti del grandissimo "The wicker man", è un film che riesce a splendere di luce propria, con una regia ed una componente visiva di altissimo livello, un'inquietudine che si insidia nello spettatore, lontana dalle tipiche rappresentazioni dell'horror basate sul buio e la claustrofobia, anzi questo è un vero e proprio film agorafobico, in cui la schiacciante sensazione di essere in trappola in queste enormi distese nella zona rurale svedese, senza la minima possibilità di scappare, in balia di questi psicopatici, pervade l'opera, è un film che propone abilmente un orrore anticonvenzionale, gli stessi membri di questa comunità, costantemente vestiti di bianco e lo splendente sole dell'estate svedese, ribaltano ogni canone di orrore, andando verso una soffocante sensazione di angoscia.
La trama, in realtà molto esile, parla di questa coppia in crisi, con lui particolarmente distaccato e lei che ha dovuto affrontare diversi drammi, come il suicidio della sorella, con un amico di lui che invita la coppia ed altri amici per l'estate in Svezia, in questa località rurale, è qui che i personaggi vengono a contatto con questa realtà distaccata dal mondo, nella quale si nota già molto la differenza di usanze e cultura, da qui vi sarà una lieve ma costante inquietudine, tra piccoli indizi e qualche momento particolarmente allarmante, che porteranno lo spettatore ed i personaggi a sospettare avvenimenti particolarmente scabrosi, Ari Aster propone una splendida regia, con diverse sequenze di grande valore, la scena del sacrificio del vecchietto che ha compiuto 72 anni e si butta giù dalla roccia è un'esplosione di orrore inaspettata nel bel mezzo di quella bellezza formale ed apparente tranquillità vissuta fino a quel momento, interessanti anche le scene lisergiche, con i personaggi sotto effetto di stupefacenti e diverse soluzioni visive come lenti distorte, ed ovviamente, le splendide sequenze finali in cui il gore aumenta vertiginosamente, tra gli inquietanti riti a sfondo sessuale, all'elezione della regina di maggio, con conseguente sacrificio dei vari nuovi arrivati.
Come "The wicker man" gioca con le differenze culturali, la sensazione di impotenza da parte degli elementi esterni nei confronti della popolazione, indirizzata verso questi riti e sacrifici, visti come un elemento fondamentale, l'attitudine festosa e gioviale, una follia mascherata da cerimonia, impossibile da eludere.
Molto bello a livello visivo, con una fotografia radiosa e satura, le belle ambientazioni bucoliche in una luminosa Svezia, la composizione pittorica del quadro, dei momenti particolarmente coreografici, come la ormai famosa danza attorno all'albero di maggio, rendono "Midsommar" un bellissimo folk horror, ed Ari Aster uno dei maggiori rappresentante di questa generazione di registi del genere.