Un film atipico per Corman, lontano dalle rappresentazioni gotiche a cui aveva abituato negli anni sessanta, questa pellicola narra la storia vera della famiglia criminale dei Baker, composta da quattro figli e la madre, figura principale a capo della banda, che ha abituato i figli fin da piccoli a delinquere, "Bloody mama" è un film che ho trovato spietato e senza fronzoli, ben più nero degli stessi horror del regista, in cui si concedeva, spesso e volentieri, parentesi giocose, qui invece Corman descrive un contesto disperato, quello dell'America della grande depressione, negli stati del sud, tra paludi e steppe, dove la banda criminale compie le sue malefatte, i personaggi descritti sono totalmente privi di etica, ma il loro comportamento è conseguenza di un adattamento ad una situazione disperata. "It's supposed to be a free country, mona, but unless you're rich, you ain't free, and you know that", ripete Mama Baker, in una scabrosissima scena in cui ha appena finito di annegare una giovane ragazza che aveva scoperto le malefatte dei fratelli per colpa dell'ingenuità di uno di essi, tramite le scelleratezze di questa famiglia Corman mostra tutta la disillusione di un'America colpita dalla crisi che ha fatto ricadere tutti i problemi sui più poveri, le stesse rapine vengono fatte ai danni di umili cittadini, basta vedere quella terribile scena del traghetto, in cui portano via avidamente l'incasso giornaliero al povero uomo malridotto che stava lavorando lì, è l'affresco di un'America in ginocchio in cui il sistema ha ancora di più aumentato il divario tra ricchi e poveri, ma anche l'analisi di una famiglia con grosse turbe mentali, problemi di dipendenza, come si vede nella figura di uno dei figli, interpretato da un giovanissimo Robert De Niro, alle prese con l'eroina, un'attaccamento morboso nei confronti della madre autoritaria, una crudeltà diventata come quotidianità nelle loro scorribande, come si vede in quella cinica scena in cui si divertono a torturare un povero maialino ed ammazzare un alligatore, arrivando al sanguinolento finale che vede chiudersi il cerchio di una serie di reazioni a catena nella quale la violenza non viene mai fermata, ma torna come un boomerang al mittente, riservandogli forse la fine più disperata.
Ottima messa in scena di Corman, è un film che ho apprezzato per il suo stile grezzo, il suo vivere costantemente nello sporco, il suo indugiare anche negli aspetti più crudi, tra rapporti morbosi, sangue e belle scene d'azione, come gli inseguimenti in seguito alle scorribande, realizzati con pochi mezzi ma di grande efficacia, è un film che scende nel fango delle paludi, nello sporco dell'America della grande depressione, con delle ottime interpretazioni, tra Shelley Winters, madre autoritaria e due stelle nascenti della nuova generazione come De Niro e Bruce Dern, buonissimo film