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UN'ALTRA DONNA regia di Woody Allen

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stratoZ     7 / 10  01/12/2025 12:06:57 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Un Woody atipico, lontano dalla comicità, un dramma intimista e sentito nel quale vi è un interessante approfondimento dell'interiorità femminile, tramite la figura di questa donna di mezza età, con una vita molto convenzionale, un marito, una figlia adottiva, un discreto lavoro come scrittrice, che inizia a farsi diverse domande sulla sua stessa vita, l'opera sfrutta il pretesto del suo trasferimento in un piccolo appartamento adiacente ad uno studio di uno psicologo, dal quale si sentono le conversazioni coi pazienti, per far insorgere nella protagonista una serie di dilemmi e riflessioni destinate a cambiare la sua vita, ho apprezzato molto la sceneggiatura per la sua capacità di scendere a fondo della questione, la vita di Marion è scandagliata molto bene, andando a scavare tra rimorsi e rimpianti del passato, partendo dal rapporto col padre ed una giovinezza nella quale non è riuscita a coltivare una delle sue più grandi passioni, quella della pittura, un po' per pressioni esterne, un po' per l'incapacità di applicare la propria volontà, arrivando ai sensi di colpa nei confronti di una vecchia amica, ancora adirata con lei per una questione sentimentale, fino al complicato rapporto con la maternità e la figura maschile, da qui il film opera diversi flashback esplicativi che ricostruiscono il mosaico della vita di Marion, come accade spesso con Woody è un film estremamente coinvolgente emotivamente, capace di trasmettere una forte malinconia, mi vengono i mente gli splendidi flashback sul finale, quelli che vedono protagonista Gene Hackman, che lasciano con un terribile amaro in bocca, così come la forte insofferenza per la figura dell'attuale marito, annoiato borghese dalle tendenze adultere, che ha lasciato la moglie per Marion, dopo averla tradita in una situazione delicata e che ora sta intraprendendo una relazione con un'altra amica di Marion, portando la relazione a spegnersi, sintomaticamente, per la mancanza di intimità.

Dallo stile minimale, perlopiù ambientato in interni, Woody omaggia e prende spunto da uno dei suoi più grandi maestri, ovvero Bergman, utilizzando un linguaggio che alterna momenti più lineari ed esplicativi alle proiezioni, come si vede nella giovane donna, interpretata da Mia Farrow, in terapia dallo psicologo accanto, nella quale si rispecchia Marion da giovane, una donna vent'anni più giovane piena di speranze e sogni non ancora infranti, che allo stesso tempo prende Marion come riferimento per evitare gli stessi errori suoi.

Molto bello visivamente, non troppo casualmente, c'è Nykvist alla fotografia, il pupillo di Bergman, suo compagno di mille avventure, che impone una splendida atmosfera fatta di colori caldi ed accoglienti, con gli interni che sembrano luoghi di conforto e rifugio della protagonista, a differenza dei freddi esterni newyorkesi, caratterizzati dal grigiume del cemento ed alberi spogli, differente è quanto si vede nei flashback, con una campagna in pieno autunno, fatta di un accogliente foliage, che diventa metafora del decadimento del personaggio.

Molto intenso, parecchio profondo, è un dramma di Woody che mi ha soddisfatto.