Buon caper movie di Melville, considerato il suo primo noir vero e proprio, con i dovuti debiti a "The asphalt jungle" di Huston, è un film fatalista, interessante nella sua descrizione dei personaggi, specialmente Bob, un protagonista ben tratteggiato, uomo dedito al gioco d'azzardo, sua vera e propria dipendenza che passa le giornate dormendo e le notti nel quartiere parigino di Pigalle, tra sale giochi, bische nel retro dei bar, e localini loschi, Bob ha un passato losco, essendo già stato in galera per via di un colpo, ma ormai sembra essersi messo la testa a posto, conosciuto da un po' tutti gli abitanti del posto, è un uomo abitudinario che ultimamente è convinto di essere perseguitato dalla sfortuna, non riuscendo più a vincere in nessun gioco e che sta inevitabilmente finendo le finanze a sua disposizione, durante l'ennesima delusione dove viene ripulito dei suoi pochi risparmi, Bob, assieme al suo socio, viene a conoscenza dell'immensa somma di denaro contenuta nella cassaforte del casinò, stanco di andare avanti vivendo di stenti ed essere in balia della sorte, decide allora di pianificare questo grande colpo per incassare l'enorme somma di denaro.
Il film è efficace nell'approfondire più aspetti, sia sotto il punto di vista dell'organizzazione del piano, precisa in ogni dettaglio, con più persone coinvolte, alcune anche dall'interno dello stesso casinò, esperti scassinatori ed un certo tempismo, sia nella caratterizzazione delle personalità coinvolte, dal giudizioso socio di Bob che lo intima a smettere di giocare fino al compimento della rapina, promessa che Bob fa a lui ma anche a se stesso, al giovane ingenuo che rivela, vantandosene, il piano ad una donna con cui ha dei rapporti occasionali, cosa che per l'ingenuità entrambi, porterà ad una reazione a catena fatale, coinvolgendo direttamente le forze di polizia in un gioco nel quale i personaggi si mangiano a vicenda pur di salvare la propria pelle.
Il finale è la chicca del film, il momento che innalza esponenzialmente la qualità, facendo passare tra le righe anche una certa componente ironica, rimasta latente per buona parte del film, con Bob che non riesce a resistere alla sua dipendenza da gioco d'azzardo finendo per dimenticarsi del colpo, ironia della sorte che proprio questa dimenticanza, ed una fortuna sfacciata che gli ha fatto vincere un mare di soldi al baccarat, lo salverà da conseguenze ben peggiori, un simpatico paradosso visto l'infrangere della promessa fatta a se stesso ed al socio, tornando in quel campo che fino a quel momento è stato la sua rovina, mettendo in risalto quanto le sfumature del caso riescano ad influenzare enormemente il destino dei personaggi.
Melville fa uno splendido lavoro tecnico, la sua regia è particolarmente dinamica, con una costante camera mobile che vaga per i locali, ma anche negli interni della casa di Bob, inquadrature dall'alto sui tavoli da gioco che trasportano nelle suggestive ambientazioni di queste fumose location, una componente visiva affascinante con un bianco e nero di classe e il saltuario uso del narratore esterno, assieme alla colonna sonora jazz, confezionano un buon noir, ancora lontano dalle vette future, ma piacevole e con una componente ironica gradevolissima.