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VIALE DEL TRAMONTO regia di Billy Wilder

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stratoZ     9½ / 10  11/12/2025 11:58:50 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Uno dei capolavori di Wilder e tra i film più belli della hollywood classica, "Sunset Boulevard" è uno straordinario film crepuscolare che mischia il dramma al noir, uno dei primi film a trattare il lato oscuro di hollywood assieme a diverse altre tematiche, tra cui quella del successo visto da un punto di vista amaro e malinconico, una sorta di apripista per altre immense pellicole sia negli anni immediatamente successivi - "Singin' in the rain", "Limelight" di Chaplin" - che molto più avanti negli anni - "The player" di Altman, "Babylon" e chissà quanti non mi vengono in mente -, Wilder qui mostra ancora una volta il suo genio, uno dei suoi apici creativi con una scrittura perfetta che fa leva nella caratterizzazione di questi due personaggi agli antipodi, lo sceneggiatore fallito, ancora giovane, squattrinato e precario, con una serie di creditori alle calcagne, che prova costantemente a sfondare ma sempre con scarsi risultati, che un giorno, per un gioco del caso, elemento come spesso accade nel noir, molto presente, durante un inseguimento per sfuggire a questi creditori si ritrova nel vialetto di questa gigantesca e fatiscente villa a Sunset Boulevard, entrando a chiedere aiuto per una gomma bucata, da qui si apre un nuovo mondo, l'incontro con questa vecchia stella del cinema muto, ormai cinquantenne, una donna in totale decadenza, sia fisica che psicologica, divorata dal suo stesso ego per il glorioso passato ma che non riesce ad accettare il passare del tempo, vivendo in questa sua dimora piena di cimeli personali, invasa da un botto di sue foto da giovane, una sala cinema privata dove riguarda costantemente le opere di cui è stata protagonista all'apice della popolarità, incredibile la cura scenografica, con questa villa in decadenza, lussuosa e lasciata a se stessa, che rappresenta l'animo di Norma Desmond, la sua grandezza ormai appartenente ad un remoto passato, ormai riservata a pochi intimi, lontana dai giorni in cui la stampa ed i fan si riversavano per ammirarla.

"I *am* big. It's the *pictures* that got small." dice Norma, al primo incontro col protagonista, credendo di essere ancora una grande star, innescando, anche per via del bisogno economico di lui, questa morbosa collaborazione che fa comodo ad entrambi, con lo sceneggiatore che si trasferisce nella gigantesca villa, subendo anche qualche pressione, per lavorare a questo nuovo lavoro, una versione di Salomé, scritto dalla stessa Norma, per il suo grande ritorno sulle scene, da qui il film introduce una serie di dinamiche che approfondiscono ancora di più la natura dei personaggi, il rapporto tra i due che diventa sempre più tossico, con Norma che lo vizia e gli fa giganteschi regali contro la sua stessa volontà e lui che non riesce a dire di no perché in fondo fa gola, ma è l'approfondimento della quotidianità della vecchia stella che è forse l'elemento narrativamente più impattante, le sue abituali reunion con altri grandi del cinema muto, ormai anch'essi caduti nel dimenticatoio, tra cui, non casualmente, vi è quel mito di Buster Keaton, il morboso rapporto col maggiordomo, che si rivelerà essere il primo marito della donna, il quale continua ad alimentare il suo ego e le sue speranze di tornare grande con finte lettere dei fans ed assecondandola continuamente, tra l'altro, interpretato da Erich Von Stroeihm, uno dei più grandi geni del muto, guardare "Greed", e due scene cardine che creano una forte empatia nei confronti di questo personaggio sull'orlo della psicosi per il suo non riuscire ad accettare la fine della sua celebrità, parlo della festa di capodanno, con questo evento imbastito ed addirittura una piccola orchestra chiamata a suonare, nel quale tuttavia sono presenti solo lei ed il protagonista, nel quale si palesa tutta la dipendenza affettiva nei suoi confronti, forse l'unico rimasto a cui mostrare la sua grandezza, e la visita agli studios della Paramount, con l'incontro con De Mille, che sembra una vecchia reunion tra amici che hanno perso i rapporti, col regista che cerca di non spezzarle il cuore per il suo progetto che in realtà è ritenuto poco interessante dalla casa di produzione.

E poi, c'è quella straordinaria parte finale, dove la sanità mentale di Norma si esaurisce del tutto, arrivando all'apice dell'ossessione, che regala dei momenti incredibili, magistralmente gestiti da Wilder, il finalissimo, soprattutto, è una perla ormai entrata nell'immaginario collettivo, la definitiva dissociazione dalla realtà, che tuttavia riesce a farle ottenere lo scopo tanto desiderato per tutto il film, anche se per pochissimi secondi, d'altronde la celebrità è così, effimera e sfuggevole.

Straordinaria messa in scena, con una fotografia cupa, derivante da impianti visivi già valorizzati dallo stesso Wilder - "Double indemnity" - che regala diversi momenti esteticamente molto appaganti, ed una regia che riesce a far emergere un mix di emozioni nello spettatore, che vanno dall'empatia alla malinconia, fino ad un certo biasimo per questa sfilata di personaggi ancorati al passato, Gloria Swanson, in un ruolo molto affine a quella che è stata la sua carriera, è straordinaria nella sua intepretazione, riuscendo a far trasparire questa psiche dilaniata dall'ego e dalla nostalgia di un passato ormai seppellito, una presenza scenica incredibile, così come l'ottima performance del taciturno ma determinato Von Stroheim è di grande valore.

Capolavoro assoluto.