Gran bel film d'animazione nipponico, astratto e metaforico, un viaggio esistenziale all'interno di questo mondo buio e desolato, un'opera che immerge lo spettatore nell'abisso grazie alle sue immagini suggestive, dando poche spiegazioni, se non praticamente nulle, seguendo le azioni di questa bambina che custodisce un uovo di non si sa cosa, e del suo incontro con un militare del posto, è un film in cui l'interpretazione è quasi del tutto soggettiva, vi è qualche elemento inserito qua e là, per dare qualche appiglio allo spettatore, che tuttavia difficilmente riesce ad avere una visione univoca, tra i vari argomenti, vi ho visto una sorta di grande relativizzazione dell'essere umano, una tematica dai tratti esistenzialisti che mostra la sua impotenza di fronte a forze ben più grandi e sconosciute, la cittadina mitteleuropea rappresentata, desolata e buia, e che nella seconda parte viene gradualmente sommersa da questa sorta di diluvio universale, mostra un po' la decadenza dell'opera dell'essere umano, che si arrende di fronte a fenomeni naturali, così come la costante comparsa di figure a spirale, specie nella grotta dove si rifugia la bambina, diventa uno specchio dell'esistenza stessa ridotta ad un un simbolo, come appunto per gli ammaniti, di cui ormai resta solo la singolare forma, e che possono ricondurre alla ciclicità del macrocosmo divino.
E poi c'è la tematica della curiosità umana, la voglia di scoprire dell'uomo qui vista da un punto di vista nocivo, il soldato e la sua ossessione per sapere cosa si cela dentro l'uovo, che narrativamente diventa un vero e proprio mcguffin, sono una metafora della tendenza dell'essere umano a distruggere per conoscere, ed allo stesso tempo della sua paura dell'ignoto, il non sapere cosa vi è dentro diventa motivo di preoccupazione più forte dell'empatia nei confronti di un'altra vita che sta per nascere.
Dal ritmo solenne e contemplativo, il film è straordinario nel suo trasmettere quel senso di straniamento in un mondo ormai buio e disabitato, l'impianto visivo è sublime, rimandando molto al cinema europeo classico, pieno di sequenze di immenso valore, - l'inizio nel quale la bambina beve alla fontana, nel quale l'acqua è elemento di vita, e la fine, nella quale in seguito all'inondazione, diventa elemento di morte, altro modo di relativizzare il significato e la funzione di quello che è l'elemento della vita per eccellenza - arrivando ad un finale straordinario, con quella sequenza che va a mostrare un punto di vista ancora più lontano, che mi ha fatto scendere un brividino lungo la schiena.
Nel complesso, opera per nulla facile, ma carica di fascino, con una narrazione che lascia tutto in mano alla soggettività dello spettatore, tra tematiche bibliche ed esistenzialismo, è un vero e proprio viaggio che va oltre la semplice concezione antropocentrica, estremamente interessante.