JoJoSan 8 / 10 02/03/2005 01:20:13 » Rispondi Un dualismo conflittuale che porta ad uno scontro inevitabile, segnato dalla contrapposizione tra l'odio sanguinoso che scorre tra l'uomo e la natura violentata e due sentimenti ineffabili racchiusi nel protagonista: amore e comprensione. Questo, in breve, è la "Principessa Mononoke", anime in cui Miyazaki affronta il dramma ecologista colorandolo di una pessimistica speranza, dipingendolo con tinte amarissime che mal vengono mitigate da un finale in cui, dopo che l'uomo accecato da un'avida cecità s'è spinto fino all'atto di massima arroganza, l'assassinio di un Dio, appare una flebile speranza di redenzione. Ma questo contrappeso finale fornito dal regista rispetto ad una sorda incomprensione sin troppo ben descritta è ben poca cosa, si crea così un eccessivo squilibrio tra i puri sentimenti e la loro antitesi: l'odio, grande dominatore che tira le fila di tutta la vicenda. Per questo, nonostante la grande capacità di Miyazaki di condensare l'ineffabile, catturandolo nell'innocenza dei personaggi fanciulleschi, "Principessa Mononoke" rimane un film che lascia una terribile sensazione d'incompiutezza: troppo amaro per essere una fiaba, ma troppo puro, troppo cristallino per riuscire ad essere veramente qualcosa di diverso, più maturo e sfaccettato, capace di assorbire la carica di amaro pessimismo che lo pervade. Ciononostante, rimangono forti le tracce dell'impatto emotivo tipico della fiaba (seppur monca), permettendo all'opera di trattenere almeno una parte della potenziale grandezza che avrebbe potuto esprimere.