suzuki71 9 / 10 27/02/2006 22:21:24 » Rispondi beh...io trovo il film veramente di una bellezza rara... capote era un incredibile snob, e un incridibile amante della vita ovunque essa fosse, anche negli ultimi e negli emarginati.... due atteggiamenti così lontani apparentemente, eppure molto vicini se entrambi supportati da sensibilità e vero gusto per la vita... capote così attento a tutto ciò che capita attorno, quando guarda penetra le cose, non esiste altro...il film non ha un momento di cedimento, prende molto in un crescendo di emozione ed affezione per la figura dello scrittore americano che varrà l'oscar strameritato a seymour-hoffman. Un film molto molto molto bello, consigliato. Da vedere, molto meglio di Munich, secondo me, che si può pure tralasciare a mio avviso.
gerardo 17/03/2006 10:53:26 » Rispondi E che c'entra Munich con questo film?
suzuki71 07/04/2006 10:07:45 » Rispondi bah, era semplicemente un riferimento al film che avevo visto due giorni prima e contemporaneamente nelle sale, non è riferito al film ovviamente...:-)
frine2 28/02/2006 01:57:02 » Rispondi Sono d'accordo sulla validità del film, e non nascondo che mi ha procurato qualche incubo (vedi spoiler). Resta da chiedersi se l'assenza di una valutazione etica o di un qualsiasi elemento consolatorio sia da considerarsi come un pregio o come un difetto. Come ho già accennato, in "Dead man walking" ci sono pentimento e redenzione, che portano come conseguenza ad un rifiuto della pena di morte (se il condannato si ravvede e scopre valori a lui prima ignoti, non è giusto sopprimerlo). In "The green mile" la distinzione fra bene e male è affidata all'istintivo senso di giustizia del responsabile del carcere e ai misteriosi poteri paranormali del condannato innocente. Nel film su Truman Capote e sul suo romanzo non vengono messe in discussione né la colpa né la pena: ci sono solo interrogativi irrisolti sulla violenza istintiva della natura umana, che non permette di dare un volto e una fisionomia alla figura del criminale. Perry è pericolosamente accattivante fin dall'inizio, quando chiede un'aspirina. Truman è un cinico calcolatore, ma Perry sarà la sua maledizione. Nessuno dei due riuscirà a trasmettere all'altro valide motivazioni per continuare a vivere. Di fronte a un tale raccapricciante vuoto (per inciso: nessun parente va a visitare i due condannati!) si rimpiange un po' di sana retorica.
Vedere esecuzioni capitali al cinema non mi fa bene...tuttavia dopo certe orripilanti scene di "The green mile" ho dormito sonni tranquilli. Forse perché era una fiaba.
suzuki71 01/03/2006 17:06:13 » Rispondi secondo me truman capote, soprattutto per come rappresentato nel film, riuscì a far comprendere a un pubblico americano ancora impermeato di perbenismo e maccartismo che siamo tutti molto più simili di quel che fosse, e che la violenza è spesso frutto di nostre sofferenze e proiezioni di affetti\conflitti irrisolti. In tal senso è fondamentale il racconto in prigione da parte di Perry: (vedi spoiler). Siamo molto più simili di quel che le difefrenze di classe e società ci impongono di credere: questo mi pare che sia uno dei messaggi fondamentali del film e della vita di truman capote.
dei due era quello che non voleva uccidere, ma è bastato che vedesse il disrezzo e la paura nella sua futura vittima da far scattare in lui una incredibile furia omicida
frine2 02/03/2006 02:53:18 » Rispondi Sono d'accordo anche su questo: l'assassino è potenzialmente in ciascuno di noi, e spesso sono le circostanze a determinare quanto il singolo individuo sia in grado di controllare i peggiori istinti. Come scriveva l'autore del trattato di diritto penale che ho studiato, se non esistessero le leggi, nonché un senso, generalmente condiviso, di riprovazione per il crimine, ci sarebbero molti più delitti. Tuttavia, se un assassinio commesso da una persona duramente e ripetutamente provocata (vedi ad esempio "La prossima vittima" di Schlesinger) può essere comprensibile e perfino scusabile, lo sterminio di una famiglia innocente non ha alcuna giustificazione. In fin dei conti, ciascuno è responsabile delle proprie azioni, e sarebbe troppo comodo scaricare le colpe sulla società o sulla famiglia. Il problema secondo me è un altro: Truman Capote non solo non fa nulla di serio per aiutare i due assassini (o per lo meno quello da lui preferito) ma addirittura ne aggrava la posizione, affermando che il delitto è stato commesso "A sangue freddo". Per giunta continua a mentire, tradendo la fiducia del criminale e insultandone l'intelligenza. Eppure prova affetto verso Perry, anzi è ossessionato da lui al punto di trangugiare gin in barattoli di Nipiol. Molto significative le parole di Harper Lee nel finale (spoiler)
"Forse non avresti potuto fare nulla per loro. Ma il punto è che non hai _voluto_ fare nulla".
suzuki71 02/03/2006 14:27:36 » Rispondi concordo sulla necessità di ognuno di assumere su di sè le conseguenze delle proprie scelte, e sull'interpretazione di capote forse non sufficientemente umanizzato al punto di aiutare i due prigionieri a salvarsi la vita. Mi piacciono molto i suoi commenti.:-)
frine2 03/03/2006 03:06:40 » Rispondi Ehi ehi...mi si dà del LEI adesso? Sono frine, un'utente come tutti gli altri:-)
suzuki71 03/03/2006 12:43:46 » Rispondi ...deformazione professionale...non era un'offesa, lo uso abitualmente... ti saluto...:-)