logical 8 / 10 15/02/2007 03:38:36 » Rispondi Lynch, come tutti i grandi registi, crea uno stile e costruisce un pubblico, fedele e ortodosso come una chiesa che si prostra ad ogni suo nuovo fotogramma. Ed è giusto così, perché chi riesce negli anni ad accumulare un'energia esplosiva e incontenibile unendo storie e manie, ansie e terrori si merita i trionfi permanenti, un po' come successe con Kubrick o, prima del disastro, con Greenaway. Tutti registi 'totali', maestri dell'horror vacui, eccezionali saturatori di sensi. Anche qui infatti si potrebbe dire che tutto è troppo: il tempo, le storie che si arricciano e si arrotolano perdendosi, non finendo o finendosi addosso, i suoni ultrabassi per i momentacci e ultrapop per i balletti; ma se ci si lascia affliggere o sedurre dai particolari si rischia di stare troppo vicini a un affresco gigantesco che sembra non finire mai ma che vale la pena di vedere. La vertigine di storie, cover di cover con fantasmi polacchi, malefici già per i fonemi che usano per comunicare, diventa una metafora imperiale del potere ipnotizzante di Hollywood che sa nutrirsi dei suoi stessi morti, quel cannibalismo allegro e esplicito che conosciamo da sempre. E' una lezione di recitazione, un mondo di donne, un continuum di musica e luci che rimbalzano da un non-ambiente a un altro: Lynch vive dentro questa macchina come un tiranno che gestisce morti e resurrezioni con una tale nonchalanche che può fare a a meno di una trama, fare piangere davanti a un foglio, invocare fantasmi e storie inutili, vicoli ciechi, camei, divertissement, come un re a corte. E poi c'è il cinema nel cinema, un grande classico di chi può permetterselo, ma anche la sadica immagine del mondo sit-com dei tre uomotopi che vivono la loro tragedia da tinello di cartone tra le risate registrate. Ma com'è possibile che il finale abbia la stessa identica musica di "Nuovo Mondo"? Ancora Nina Simone e con la stessa funzione scioglidramma? Un omaggio dell'Impero dei Paesi Interni a noi dei bordi o un'altra grande e involontaria storia nella storia?
Uscendo penso a tutte le volte che la grande Laura Dean ha detto "che ci faccio qui", ho contato le lacrime e le risate piene di denti, la scimmia e gli uomini-ma-chi-sono-quelli? e ho ripensato alla divina luce dell'accendino che fa da preview al grande viaggio. Il tutto-troppo di Lynch ti segue fino a casa come un amico invadente ma unico. Lo si ama di più quando ti lascia.
apecar_suicide 15/02/2007 05:36:38 » Rispondi >>.... o, prima del disastro, con Greenaway....
quale... film ??
logical 15/02/2007 11:11:13 » Rispondi dopo Baby of Macon, 1993, perde completamente la capacità di tenere insieme 'tutto'
paul 15/02/2007 19:50:53 » Rispondi the Baby of Macon tra l'altro è uno dei film più sconvolgenti della storia del cinema
Albertine 15/02/2007 16:17:12 » Rispondi bellissimo commento...mi è piaciuta molto la descrizione del rapporto tra gli autori ed i loro proseliti e poi hai citato greenaway che è stato uno dei miei registi preferiti fino a " i racconti del cuscino" ...the baby of Macon non sono mai riuscita a vederlo ma otto donne e 1/2 l'ho trovato orrendo ed ho lasciato la sala durante tulse luper indignata e delusa...
goat 15/02/2007 18:49:55 » Rispondi purtroppo hai davvero ragione su greenaway... nonostante creda che fra i registi viventi sia una delle menti più geniali, dopo the baby of macon nessun suo film mi ha più trasmesso quella purezza artistica mista a perverse ossessioni... teniamoci stretti 'giochi nell'acqua' o 'il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante' e speriamo in un suo futuro rinsavire.
shineonthepiper 03/05/2007 13:55:36 » Rispondi bellissimo commento, complimenti (anche per quello di still life).