tylerdurden73 8½ / 10 13/03/2007 15:38:42 » Rispondi Un racconto semplice,poetico, permeato da molti significati profondi sull’esistenza dell’uomo,questo film di Kim Ki Duk è un’opera estremamente affascinante,dolce e drammatica al tempo stesso. Il regista coreano metaforicamente rappresenta lo svolgersi della vita paragonandolo al susseguirsi delle stagioni,la rappresentazione della perdita dell’innocenza e della corruttibilita’ dell’animo umano è perfettamente rappresentata attraverso il rapporto tra il maestro ed il discepolo. La contrapposizione tra i due viene palesata sin dalle prime battute del film, quando il maestro fara’ patire una sorta di pena del contrappasso al giovane allievo, reo di aver torturato dei piccoli animali e tentera’ di avvertirlo come il male recato possa essere un grave fardello da portarsi dietro per tutta l’esistenza. Le stagioni si inseguiranno senza sosta e mentre per il maestro, che ha scelto una vita solitaria saranno simili e quasi immote,per l’allievo saranno pregne di moltissimi avvenimenti ,dolci e drammatici, come a sottolineare la scelta di non sottrarsi alla sua natura umana. Kim Ki Duk fa svolgere l’azione principale in un “non-luogo” (una sorta di tempio in mezzo ad un lago),tenta di dare meno riferimenti possibili, anche se per ragioni di sceneggiatura ben presto appare evidente che l'epoca a cui risalgono i fatti è quella moderna,lo scopo dell'autore pero’ è quello di mostrare come l’attitudine umana non cambi nel corso dei tempi e rimanga uguale a se stessa con i pregi e difetti che cio’ comporta. Il regista è anche un affermato pittore e cio’ è intubile dall’ottimo lavoro svolto con luci,colori ed inquadrature. Il film si discosta dai precedenti film del regista affidandosi ad un approccio piu' spirituale soddisfando perfettamente le intenzioni di partenza.