Beefheart 7 / 10 29/06/2007 16:43:16 » Rispondi L'ottavo comandamento recita "Non dire falsa testimonianza" e l'ottavo mediometraggio del Decalogo di Kieslowski ne è l'analisi, critica, del suo fondamento. In pratica attribuisce alla zelante osservanza del precetto in questione, la reale possibilità di cagionare dolore e sofferenza in chi non se lo merita. Nello specifico, l'anziana Zofia, docente all'università di Varsavia, si trova a fare i conti con i ricordi ed i rimorsi, grazie ad Elzbieta, una donna ebrea, americana di origini polacche, che da bambina, nel '43, proprio a Varsavia, braccata dai nazisti, le aveva chiesto l'aiuto e la protezione da lei negatigli, onde non contravvenire al comando religioso. In realtà il regista accenna poi anche alla più pratica e credibile paura-dei-tedeschi come deterrente ancora più efficace del fatidico timor-di-dio, ma, ad ogni modo, mette lo spettatore davanti alla stridente contraddittorietà tra teoria religiosa ed evidenza dei fatti. Il tutto prende forma e si concretizza in aula, mentre Zofia tiene un seminario sull' "inferno etico" e dove Elzbieta, pur presenziando in qualità di uditore esterno, non riesce ad astenersi dal riportare, inizialmente in forma anonima, la propria storia passata come elemento di riflessione inerente agli argomenti trattati. Ben presto Zofia riconosce nella donna che le sta davanti quella che molti anni prima era la bambina a cui aveva rifiutato aiuto e da lì decollano inevitabili domande, ripensamenti, pentimenti ecc.... Ad arricchire l'intreccio narrativo ci pensa il buon Krzysztof, il quale, per bocca di una studentessa presente in aula, allacciandosi ai concetti dibattuti, relaziona di una storia "realmente accaduta", relativa alla scelta che un certo medico dovette fare, tra mentire anzichè no, al fine di salvare una gravidanza; riproponendo così l'esatta storia del Decalogo 2, nel quale la protagonista subordinava il destino del figlio che portava in grembo, concepito con un amante extraconiugale, alla sopravvivenza o meno del marito moribondo, per la quale, il medico curante non garantì, mentendo, nell'interesse del nascituro. Tra gli studenti presenti al seminario appare anche Dio, nei soliti panni del ragazzo silenzioso e solitario, sorpreso ad incrociare lo sguardo di Zofia mentre Elzbieta, con valide argomentazioni, insinua giustificati dubbi circa la bontà assoluta di alcuni dogmi cattolici. Tra i primi otto episodi, questo è probabilmente quello con la trama più scarna, ma senz'altro anche uno dei più critici. Praticamente tutto concentrato nel confronto che avviena tra i banchi universitari e risolto in lunghi dialoghi; qualche inquadratura esterna del solito complesso condominiale in cui risiedono i protagonisti di tutti e dieci i film, buona recitazione, fotografia, al solito, incupita e sceneggiatura minimalista ed asciutta. Tutto qui: buon film, concreto, efficace e polemico al punto giusto. Consigliato.