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MIO FRATELLO E' FIGLIO UNICO regia di Daniele Luchetti

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  17/09/2007 11:10:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tratto dal romanzo “Il fasciocomunista” di Pennacchi il nuovo film di Luchetti, nonostante l’ottima accoglienza ricevuta da stampa specializzata e critici vari,personalmente mi ha convinto poco.
Interessante l’ambientazione che permette la creazione di un personaggio estemamente “forte” come Accio, un ottimo Elio Germano,il quale cerca di perseguire i propri scopi e onorare i propri valori cercando sempre di stare dalla parte degli “ultimi”,categoria della cui fa parte la sua famiglia, in una citta’ costruita e fortemente voluta dal regime fascista.
In un periodo in cui i partiti politici avevano ancora un’ideologia molto ben chiara e distinta,tra la nascita del movimento studentesco-operaio e un ritorno dei seguaci del duce,Accio cerca disperatamente la propria strada appoggiandosi alle idee dei partiti attraverso un approccio rabbioso,impulsivo e spesso inconcludente.
Il suo carattere ribelle lo portera' pero' a discostarsi dal pensiero di partito,cosa che lo indurra' finalmente a schierarsi con costrutto dalla parte del piu' debole in un finale ad alto tasso drammatico ma poco riuscito.
Infatti il film perde di lucidita’ e chiarezza nella seconda parte quando la pellicola prende una piega meno scanzonata e piu' seriosa,diventando lacunosa ed a tratti confusa,gli avvenimenti,alcuni importantissimi, si susseguono in maniera scollata senza piu’ riuscire ad incidere,senza contare che il clima politico di quegli anni è appena abbozzato,a tratti semplificato in maniera troppo sbiadita e superficiale.
Il tono spesso è eccessivamente troppo leggero e non riesce a trasmettere con convinzione la figura di un’Italia sottoposta a grandi cambiamenti politico/sociali.
Da sottolineare positivamente le prove degli attori,gia’ detto di Germano,occorre segnalare le prove di una stupenda (come al solito)Angela Finocchiaro,molto bravi anche Luca Zingaretti e Vittorio Emanuele Propizio.
Un film discreto che dopo una buona parte ben sviluppata si perde tra cliche’ e una superficilaita’ generale piu’ adatta ad un film di Muccino che ad un’ opera impegnata come questa.