amterme63 7 / 10 14/12/2007 23:23:35 » Rispondi Questo film mi ha fatto venire in mente vagamente lo stile di Tarantino. Molta importanza ha infatti lo stile, il tono con cui è trattata la storia; il significato sta infatti più che nella storia in sé, in come viene presentata. Potrebbe essere un film con il solito protagonista fuorilegge, oppure con il duro e la sua pupa, un po’ sul modello di Humphrey Bogart, espressamente citato; invece il tutto è trattato in maniera poco seria, dissacrante e satirica. Il protagonista è un bulletto, più mite e buono che duro e sfrontato. Lo si vede sempre con la sua sigaretta perenne in bocca, con un suo gesto caratteristico di portarsi il dito sulla bocca o di fare versacci come un pagliaccio. Spesso appare in mutande e i suoi discorsi sono per lo più banali o arguti, un po’ come farà Tarantino in maniera molto più accentuata nei suoi film. Anche il finale segue questa linea facendo passare una scena drammatica e sanguinosa come qualcosa di scopertamente costruito ad arte, come una finzione. La tecnica di montaggio poi accentua il carattere “irrealistico”, andando spesso a salti anche nel breve tempo. Si cerca di eliminare il campo-controcampo, tenendo la cinepresa fissa su di una persona mentre l’altro parla, andando contro le abitudini di resa filmica di un dialogo. Altre volte invece la macchina da presa si muove davanti o intorno ai protagonisti, frenetica come loro. L’anticonformismo non è solo tecnico ma anche nel contenuto. Oggi appare come un film da educande, ma considerando il periodo in cui uscì, certi atteggiamenti “liberi” non potevano che apparire scandalosi e disdicevoli, anche se si trattava della libertina Parigi. A differenza dei film di Tarantino, qui il vuoto e il cinismo non hanno la supremazia assoluta; fra i risvolti dissacranti e satirici si mescola una sottile e seria riflessione sulla natura dell’amore, sulla sua sfuggevolezza e mutabilità, con le sue sfaccettature e contraddizioni. Qui salta fuori la grande tradizione francese dell’esprit de finesse, con l’analisi acuta e minuziosa dei sentimenti, tanto quasi da ucciderli e renderli inoperanti; era un po’ l’atteggiamento esteriore degli “esistenzialisti” che andava di moda allora. Godard qui usa l’arma della dissacrazione e della satira sottile, a differenza della tragedia e della serietà usata da Carné in Les Tricheurs (Peccatori in blue jeans).
amterme63 23/11/2012 21:52:39 » Rispondi Se lo rivedessi adesso, gli darei un voto più alto.
Jellybelly 23/11/2012 21:53:46 » Rispondi E se lo meriterebbe tutto, mannaggia a te!
kowalsky 13/09/2012 00:07:00 » Rispondi Adoro Peccatori in blue jeans
amterme63 13/09/2012 19:36:13 » Rispondi Infatti me l'hai fatto conoscere tu.