longimanus 9 / 10 31/12/2007 01:51:37 » Rispondi A mio avviso il fulcro del film è il triangolo padre-figlio-mortensen (la watts è quasi un personaggio accessorio e un po’ scontato). Cassel è un figlio dalla personalità fragile e modellata malamente sulla figura del padre-padrone carismatico e feroce. Una figura rimasta psicologicamente allo stadio dell’adolescenza, l’età in cui bisogna “uccidere la figura paterna” per entrare nell’età adulta. Cassel non ha ancora “ucciso” il padre, e vive drammaticamente la propria inadeguatezza al modello paterno: è incapace, insicuro, schiacciato da “valori” mafiosi contrari alla propria indole ma assimilati e accettati a causa della propria debolezza, e quel che è peggio è gay, la più infamante delle colpe al cospetto del padre. L’arrivo di Morensen nella sua vita è destabilizzante. Cassel vede in Mortensen quel figlio che il padre avrebbe voluto avere (forte, intelligente, feroce, coraggioso), ma d’altro canto intravede col subconscio quei valori positivi che Mortensen è costretto a celare e di cui il padre è completamente privo. Cassel si innamora di Mortensen e quando vede che Mortensen invece di sostituirsi a lui (il figlio) gli si propone come nuovo padre allora Cassel “uccide” finalmente il vero padre consegnandolo di fatto alla polizia. Che fine farà Cassel (psicologicamente parlando)? Resterà probabilmente allo stato adolescenziale in quanto ha ucciso il padre non per camminare con le proprie gambe, ma per sostituirlo con un nuovo padre. Un nuovo padre che è subentrato con l’inganno e che piegherà quel finto rapporto filiale ai propri fini. D’altro canto, nell’inquadratura finale, Mortensen assapora un successo dal gusto amarissimo, in quanto alla propria missione, e forse anche alla propria ambizione, ha sacrificato quella che egli avrebbe voluto fosse la propria vita (accanto alla Watts e la bambina) per una vita gelida di falsità ed efferatezza accanto al povero Cassel.