gerardo 7 / 10 23/01/2008 14:35:23 » Rispondi American Gangster è impostato sullo schema classico della contrapposizione tra fuorilegge e poliziotto dall'esito pressochè scontato. Tutta la prima parte procede con un ritmo serrato e incalzante che segue la costruzione dei personaggi nella loro evoluzione. A sostenere il ritmo di tale costruzione è soprattutto il racconto dell'ascesa al potere del boss nero Frank Lucas (D. Washington), che incarna un po' il mito del self-made man e del successo dell'iniziativa imprenditoriale nella logica del capitalismo, fatto di intuito, coraggio e spregiudicatezza. Una sorta di "sogno americano" del crimine. A fare da contraltare alla virtuosa crescita del boss narcotrafficante c'è la parallela descrizione della figura del poliziotto incorruttibile e tenace, ma dalla disostrosa vita privata. E' una contrapposizione fatta non solo di opposti "valori" morali, ma anche di "sottrazione" ritmica e narrativa: laddove il personaggio di Frank Lucas è in costante ascesa ed evoluzione, quello dello sbirro Richie Roberts (R. Crowe) appare statico e appesantito da una vita inguaiata da perdente. Naturalmente al poliziotto l'evoluzione "virtuosa" (anche in senso ritmico) è riservata nel finale quando il suo ruolo istituzionale, così bistrattato, è premiato da un successo, al contempo reale e morale. Il film, quindi, tecnicamente è ineccepibile. Ma la sensazione è però che si tratti solo di un compitino svolto bene, un altro buon prodotto della catena di montaggio sostanzialmente freddo e replicabile.