Living Dead 10 / 10 03/09/2009 13:40:45 » Rispondi Christine Brown è la classica ragazza media americana: ha un buon lavoro, un fidanzato perfetto ed un futuro promettente. Ma quando una vecchia zingara le chiede un'estensione del mutuo, lei, per apparire più determinata agli occhi del suo capo, rifiuta la richiesta, provocando una reazione che di certo non si aspettava. Ed è così che Christine si ritrova con soli 3 giorni di tempo per spezzare la maledizione lanciatale dalla zingara, pena la dannazione eterna tra le fiamme dell’inferno.
E’ su questa semplice premessa che si snoda il tanto atteso ritorno di Sam Raimi al genere che lo rese famoso in tutto il mondo. La trilogia di “Evil Dead” non è più un lontano ricordo offuscato dalle ragnatele, tutt’altro. Raimi riprende da ogni capitolo della saga l’aspetto che più veniva rimarcato: l’orrore disgustoso dal primo film, la vena ironica dal secondo e il fascino grezzo e fiabesco dal terzo. Mescola per bene questi tre elementi, ed eccoci servito il suo nuovo “Drag Me To Hell”. Non manca niente. Il luna park degli orrori ne ha per tutti i gusti: maledizioni, demoni, sedute spiritiche, possessioni diaboliche, cadaveri riesumati, tortini maledetti, vomito di vermi, bulbi oculari impazziti e tanto, tanto divertimento. Il tutto, ovviamente, andrà a discapito della sfortunatissima Christine. Niente sembra andarle per il verso giusto, ed ogni occasione è buona per insultarla (ne approfitta pure una capra!) ed imbrattarle la faccia con qualsiasi tipo di schifezze. E’ una ragazza di campagna che si è lasciata alle spalle il titolo di “reginetta della porchetta” e i problemi familiari per ottenere quel tanto sudato lavoro in banca. Una ragazza che in quella (apparentemente) innocua zingara ha visto la sua possibilità di riscatto, anche nei confronti della suocera. Non ha il cuore d’oro di Ash e si accorgerà troppo tardi di aver peccato di egoismo e superbia prendendosi gioco della persona sbagliata. Peggio per lei (ma tanto meglio per lo spettatore), con la signora Ganush non si scherza.
E’ in ogni inquadratura distorta che si nota la grande passione del regista verso questo genere. Raimi sa come far paura. Gli bastano un paio di pentole e delle tende sbattute al momento giusto, una colonna sonora potente, composta da suoni distorti e sviolinate improvvise, e l’orrendo viso della megera nascosto nella penombra per farci saltare il cuore in gola. Ma non sarebbe Sam Raimi se si fermasse a questo. Qui ha un tempismo perfetto, sa esattamente come bilanciare l’orrore allo humor (un esempio è la cena a casa dei genitori di Clay). Le sue scelte e il suo modo di fare cinema diventano geniali quando il suo estro dissacrante fa scempio di tutti i cliché possibili ed immaginabili rendendo imprevedibile una vicenda dall’epilogo tanto ovvio quanto inaspettato. La carinissima Alison Lohman, il simpatico Justin Long e la devastante Lorna Raver compongono un cast ben assortito e funzionante che contribuisce in positivo alla riuscita del film. Anche dal punto di vista tecnico il film stravince. Regia e fotografia curatissime, basti pensare al bellissimo prologo, alla s*****ttata nell’auto o all’esaltante scena nel cimitero. D’altro canto Raimi con la saga di Spider Man ci ha abituati fin troppo bene.
Voto massimo a Drag Me To Hell, quindi. Cinema d’intrattenimento al 100%, americanissimo e fiero di esserlo, con il solo scopo di divertire lo spettatore senza scendere a compromessi. Una corsa su un’ ottovolante senza freni che in tempi morti come questi (salvo rare eccezioni) rappresenta quella boccata d’aria fresca e genuina che ogni sincero appassionato di cinema dell’orrore aspettava da tempo.
Raimi ci dice fin da subito quale sarà la sorte di Christine, il titolo e la locandina del film sono inequivocabili, ma è impossibile non rimanerci male!