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SCARFACE regia di Brian De Palma

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odyssey89     8½ / 10  26/10/2009 15:36:11 » Rispondi
Il motivo che rende questo film un cult, un mito, un punto di riferimento del gangster movie, un monumento, non solo del genere, ma del cinema in assoluto da cui è vietato prescindere, non risiede nella trama in sé, dal momento che non dice né, tantomeno, inventa niente di nuovo. Dal mio personale punto di vista la ragione sta nella effettiva maestosità della rappresentazione, nell'aver raccontato la storia della fulminea ascesa ed altrettanto fulminea caduta di un autentico Impero e del suo folle Imperatore. Un impero fondato non sulle conquiste militari, sui fasti e le meraviglie artistiche e culturali, ma sul sangue e la cocaina; un impero che deborda e inghiotte l'America di Abraham Lincoln, Luther King e Kennedy, la quale diventa tempio dell'omicidio, della corruzione, del dio denaro.
La storia di Tony Montana ricorda davvero quella dell'Impero Romano: dietro ad esso c'era Roma, dietro quello di Tony l'America. La sete di potere uccide il potere stesso e non porta che alla follia e all'autodistruzione: Tony è solo e sconfitto, già prima di essere materialmente ucciso. Si può trovare una certa affinità tra la figura di Tony e quella del Caligola di Albert Camus. Innanzitutto, eliminato Lopez, Tony assume a tutti gli effetti gli abiti dell'imperatore e padrone assoluto, la villa con tanto di timpano, colonne e capitelli non può che rimandare alle residenze imperiali, la tigre che gli scorazza in giardino è l'animale selvaggio romano per eccellenza, sia come strumento di difesa che di "divertimento" nei combattimenti nelle arene, la hall con le scale che raggiungono l'ufficio del boss evoca il percorso obbligato e maestoso che i sudditi devono seguire per esser ricevuti al trono dell'imperatore. Tony inoltre ha una gelosia morbosa e un senso di protezione morbosi nei confronti della sorella Gina, così come Caligola era innamorato " con un impeto che aveva tutta la disperazione dei naufragi" della sorella morta Drusilla. Entrambi gli imperatori escono di senno, tanto da uccidere i loro migiori amici e consiglieri più fidati. Ma con una sostanziale differenza che è bene sottolineare: Tony è l'uomo che si è fatto da solo, non conquista l'impero perché di sangue reale o per volere divino, è l'uomo faber e la sua infinita bramosia lo conduce alla pazzia e alla perdita di razionalità ( anche se la sua concreta fine è determinata da un inaspettato slancio etico, dal rifiuto di eliminare l'intera famiglia del testimone ) ed è la pazzia ad incrementare il suo desiderio per la sorella, che ne subirà tragicamente le conseguenze. Caligola invece è imperatore per dinastia e volere divino, il potere l'ha da subito in mano e la sua follia deriva dalla morte di Drusilla. In Scarface assistiamo alla pazzia al servizio del potere e della cocaina, in Caligola al potere al servizio della pazzia e della volontà di dimostrare con l'omicidio e la dissolutezza quanrto patetico sia il tentativo di essere liberi in un mondo dominato dall'ipocrisia, ma anche da qualche flebile desiderio di fare il bene; infatti altro punto in comune con le due opere è la convinzione dei protagonisti che, come scopre Caligola, "vivere è il contrario di amare". Ma che resta dopo?
In ciò sta la magniloquenza e il mito di Scarface. Contribuiscono al mito sicuramente la fotografia, la sapiente regia di DePalma, capace di girare scene d'azione indimenticabili ( la tortura con la motosega, l'omicidio di Lopez e ovviamente la scena finale, con decine e decine di "congiurati" che vengono ad assassinare il boss ) con un ampio uso del piano sequenza, cosa che ripeterà in Carlito's Way, la sceneggiatura di Oliver Stone e l'intepretazione torva, eccessiva e quasi epica di Pacino ( "non mento mai, anche quando dico le bugie"). L'unica nota negativa in tanto splendore visivo probabilmente sta nella durata: per quanto le 3 ore volino, ci sono momenti, precedenti la folgorante mezz'ora finale, in cui può scappare lo sbadiglio. Tony è un anti eroe per eccellenza, uomo sfinito e finito, a cui non resta che dire "fan****!", una delle battute volutamente maggiormente presenti nel film; ma d'altra parte è anche impossibile non stare dalla sua parte nel finale, quando, ormai ferito e con decine di "nemici" dinanzi a lui, ha ancora il coraggio di urlare al mondo " io sono Tony Montana!"