tylerdurden73 9 / 10 28/12/2009 16:21:08 » Rispondi Il manicomio da leggersi come raffigurazione sociale basata sull'emarginazione, in cui il diverso viene trattato con metodi repressivi e alienanti al fine di ottenere una struttura umana omogenea e standardizzata,sottomessa a regole non sempre logiche o utili. Randle MacMurphy ,l'ottimo Jack Nicholson, è quella variante indomabile che rappresenta lo spauracchio di ogni controllore di ambiti ormai assuefatti a precisi dettami,quel nemico destabilizzante portatore di caos ma anche di libertà e consapevolezza in chi non riesce più a distinguere quanto sia stato tramutato in schiavo da una società sempre più restrittiva. L'arrivo di Randle nell'istituto psichiatrico sarà un toccasana per gli inebetiti pazienti che troveranno nell'anticonformismo del nuovo compagno di sventura uno stimolo per sottrarsi a quello status vegetativo in cui sono stati ridotti dal sistema ospedaliero,incarnato dalla dittatoriale Miss Ratched,l'algida Louise Fletcher,rigida ai limiti del maniacale nel far rispettare le regole che scandiscono la vita all'interno della struttura. Ottima la definizione dei personaggi (incredibili DeVito,Lloyd e Dourif),presentati con abilità durante le sedute di psicoterapia in cui l'invisibile filo tra follia e "normalità" viene più volte spezzato a dimostrare quanto questo sia sottilmente fragile, e di come un progetto di recupero possa essere utile e possibile,in barba ad un approccio che tende ad eliminare qualsiasi comportamento o idea innovatrice. Milos Forman firma una delle sue pellicole più celebri e giustamente indimenticabili,un affresco di rara grazia e delicatezza,atto a rendere giustizia a chi,dimenticato da tutti,può ritrovare la gioia di vivere nella speranza di un futuro in cui il diritto dell'essere umano sia rispettato e non calpestato da convenzioni spesso scriteriate.