mikkel borgen 7 / 10 08/03/2010 03:15:13 » Rispondi Con Shutter Island Scorsese mette in scena una ferita (trauma) che la cultura occidentale non è riuscita ancora a rimarginare. Dakau è solo il principio del complesso di colpa del protagonista, il cui "omicidio" delle guardie naziste lo spinge nel tunnel dell'alcoolismo fino ad una spirale di violenza e morte. Il peccato è di vendetta: ma essa, nell'animo del regista formatosi con i precetti cristiani, è sufficiente ad avviare un percorso di follia la cui catarsi è possibile solo tramite il gesto estremo, rappresentato con la perdita definitiva della razionalità (lobotomia). L'illusione di vivere in un passato ancora incontaminato (ma solo parzialmente) è l'unica via di fuga. Una volta smascherata, la purificazione diverrà inevitabile. Non c'è perdono, ma solo morte. La coscienza è un faro spento, che non illumina con la propria luce la via ad un'umanità che annega nel proprio senso di colpa. Questo ottimo apparato concettuale viene però inserito all'interno di un film troppo didattico, in cui i dialoghi tendono a semplificare eccessivamente il lavoro di comprensione dello spettatore. La struttura diegetica non lineare è inoltre già vista e rodata da qualche decennio. In conclusione, un thriller psicologico poco innovativo. Comunque, il Bergman de L'ora del Lupo, L'uovo del Serpente e Fanny e Alexander ringrazia sentitamente.
Simmetria84 08/03/2010 03:36:58 » Rispondi Crea anche tu una recensione senza senso con parole a casaccio, con il MOVIE REVIEW AUTOMATIC 3000!
mikkel borgen 08/03/2010 10:42:32 » Rispondi Dimmi cosa non hai capito e te lo spiego. Forse non riesco ad essere semplice quando commento un film però ti assicuro che ogni periodo ha il suo senso. Cmq se davvero qualcosa ti è oscuro o ti sembra senza significato riportamelo e verrai accontentato con una spiegazione...
Mama-kin 08/03/2010 08:39:12 » Rispondi concordo con mikkel... secondo me inoltre è troppo simile a Memento e all'uomo senza sonno