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SHUTTER ISLAND regia di Martin Scorsese

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  20/03/2010 01:17:23 » Rispondi
Un buon adattamento di Scorsese sulle ossessioni della mente, a cui forse non giova affatto l'estrazione letteraria dello script. Ho avuto più volte l'impressione di essere di fronte a un referente letterario che rischia di oscurare la libertà del mezzo cinematografico. E' il caso della forte commistione di generi, ma soprattutto della tensione cronologica degli eventi che sfociano (premeditatamente) in un'epilogo lineare e più classico di quanto possa apparire.
Ciononostante io vedo in "Shutter Island" un regista in netta ripresa dopo una serie di prove di alto accademismo, da bignami in celluloide, impeccabili ma totalmente prive di anima.
Persino Di Caprio appare meno ingessato e "divo" del solìto, sorretto comunque da due comprimari strepitosi come Kingsley e il redivivo (ma in perfetta forma) Max Von Sydow (classe 1921!!!).
Se "Shutter Island" avesse mantenuto il lobotomico stilismo Kubrickiano della prima parte, avrei tranquillamente azzardato un (mezzo?) voto in più.
La scritta che campeggia nell'isola "anche noi abbiamo vissuto, amato e riso" raggela il sangue, e vale più di qualsiasi altro espediente truculento atto a distruggere il buonumore di qualsiasi spettatore. Più dei campi di concentramento e di una madre che annega i suoi figli, per cui trovo sintomatico riflettere sulla condizione del cinema come messaggero virtuale del dolore (uno come Hitchcock nobilitava proprio questo poter eludere l'immagine, senza mostrarla completamente).
E' comunque, al di là di queste riserve, un film insolito nella filmografia del grande regista, le cui uniche affinità plausibili possono essere nel terrificante territorio psicourbano di "Al di là della vita".
Fra l'altro, pur riconoscendo al citato kafka un ovvio valore testamentario, non posso far altro che consigliare "Piano d'evasione" di Alfonso Bioy Casares, testo in qualche modo pertinente al soggetto di questo film