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DRIVE (2011) regia di Nicolas Winding Refn

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     10 / 10  15/12/2011 11:16:21 » Rispondi
"Drive" è un capolavoro di schematismo fittizio senza mezzi termini.
Il taciturno protagonista ha una doppia vita cui equivale una doppia personalità,stuntman e meccanico di giorno,"autista" per rapinatori con il calar delle tenebre.La scissione psichica torna possente in questo ulteriore pezzo di bravura da parte di Refn in cui si avverte una perfetta simbiosi tra immagini e racconto,con rispettosi e impeccabili omaggi al cinema metropolitano americano,al noir e perché no,al poliziottesco di casa nostra,riveduti attraverso filtri moderni di superba incisività.
I dialoghi mai iperbolici,anzi ,parecchio misurati,inneggiano al minimo indispensabile affinchè lo script scivoli con disinvoltura verso quel destino di sangue che certi uomini sembrano portarsi marchiato a fuoco nel dna .Nessun gesto è gratuito,ogni sequenza è ponderata,studiata e proposta in maniera ipnotica in un'alternanza romantico/violenta come evidenziato da un montaggio da brividi.
Ryan Gosling è una maschera imperturbabile,viso pulito da ragazzino ma indole da scorpione,pronto a colpire la rana che a differenza del noto aneddoto è in questo caso all'oscuro di quel pungiglione velenoso che sta per conficcarsi nelle sue carni.Qualche maligno parafrasando Leone lo ha definito capace di sole due espressioni,con o senza stecchino,chi conosce i precedenti lavori dell'attore sa che l' impassibilità e la limitazione emotiva non sono altro che validi espedienti nell'abbozzare la personalità di un uomo dal probabile passato faticoso,ora desideroso di eclissarsi in una vita comune,magari supportata da un amore travolgente.Ma il destino bastardo è sempre in agguato,ed è proprio per eccesso d'amore che le cose si complicano.E allora sia lodato il genio di Refn da cui si generano ralenty moderati e cadenzati da una colonna sonora che entra in testa senza più mollarti,ansiogene sequenze in una Los Angeles notturna in stile Michael Mann,un romanticismo che impregna la cabina di un ascensore per poi esplodere in una violenza furente,passaggi da atmosfere cariche d'attesa all'inevitabile discesa verso un punto di non ritorno scattato nel momento in cui ,in quell'hotel,il sangue comincia schizzare in ogni dove.
Delicato,due mani che si sfiorano sul pomello delle marce, e durissimo,l'escalation brutale lascia senza fiato,"Drive" è tutto giocato sul contrasto amore/violenza.L'uomo che contempla rapito la donna della quale è infatuato o porta con somma delicatezza a letto il bimbo è anche quello in grado di spaccare mani a martellate o frantumare crani a calcioni.L'introspezione del personaggio è soggettiva,è l'intreccio a tener banco rifinito su sentimenti impetuosi.
Sublime pellicola dagli incastri essenziali eppure pregni delle sensazioni giuste, sfiora la perfezione che a quanto si dice sia solo divina,permettetemi di dubitarne,un certo regista danese sembra conoscerla bene.