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STUCK regia di Stuart Gordon

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  10/01/2012 15:38:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un regista vecchia scuola come Stuart Gordon dimostra come nell'epoca del torture-porn sia ancora possibile tramite la metafora sociale mettere in piedi una buona storia del brivido.
Ne è passato di tempo da "Edmond",ingiustamente ignorato almeno qui da noi,un destino cui nemmeno "Stuck" è riuscito a sottrarsi nonostante la bontà dello spunto di partenza.
Un incidente stradale crea i presupposti per parlare dell'America odierna e più in generale di una realtà arida di sentimenti in cui l'arrivismo prevale su un'umanità completamente cancellata in nome del profitto.
Mena Suvari è un infermiera in odore di promozione con treccine da bad girl e qualche kiletto in più rispetto l'adolescente incantatrice di "American beauty", fornisce una prova sentita quanto l'espressivo Stephen Rea purtroppo minimizzato da un doppiaggio indegno.
Le riflessioni suggerite sono molto accessibili,da una parte c'è una giovane disposta a qualsiasi cosa pur di svoltare e raggiungere un tenore di vita migliore,da un'altra c'è un reietto senza lavoro e dimora,per questo motivo screditato della sua dignità di uomo e costretto ad un vagabondaggio che azzera il suo status sociale riducendolo a un'ombra,uno zero di cui nessuno ha bisogno.
A queste condizioni è meno arduo sopprimere ogni morale e mettere da parte quella carità ,a questo punto forse ipocrita,con cui l'infermiera accudisce i suoi anziani degenti.
Il messaggio arriva forte e chiaro,corroborato dal comportamento della famiglia messicana che preferisce non parlare mettendo in risalto dinamiche sociali guaste.
La pellicola è ammirevole nel tentativo di esporre certi concetti pur scarseggiando in tensione,la curiosità non manca ma il coinvolgimento è completo solo in rarissimi momenti.
Nelle scene più crude Gordon sguazza ancora con naturalezza e nel finale riesce ad affrancarsi dal semplice compitino,resta tuttavia l'amaro in bocca per una chiusura che poteva e doveva essere ancora più spietata.