williamdollace 9 / 10 17/01/2012 08:59:24 » Rispondi Imponente trattato luciferino sull'urbanistica notturna dell'animo umano, pelle d'oca che scorre vibrante già dal folgorante incipit che indugia su una mappa di nervi e muscoli e subito dopo sul duetto immobile di sguardi metropolitani che scandagliano l'anima sessuata sotto scacco che siamo, duetto che si ripete durante la pellicola e si muta in duetto di sguardi fra lo spettatore e New York, fra lo spettatore e il Grande Schermo, fra lo spettatore e gli occhi sbarrati di Michael Fassbender e le lacrime nascoste di una disperazione ancora troppo umana dove non c'è elogio imperante del Vuoto perché Vuoto non è, ma la rappresentazione dell'essenza stessa s/categorizzata che lasciamo su ogni metro di marciapiede, in ogni porta sbattuta, a ogni svolta sudata, in ogni sciacquone tirato, in ogni messaggio di segreteria ascoltato, in ogni eiaculazione mancata, in ogni abbraccio negato, e l'imponenza notturna di Lei, New York, ferma e appiedata eppure in movimento tratteggiata, colta e spiata dal serpeggiare della macchina da presa che la fissa implacabile sulla retina impotente e sulle occhiaie delle feritorie come finestre di palazzi anneriti dietro le quali si consumano solitudini in disparte e solo in parte accese, dal calpestio sonoro che annuncia l'onnipresente equilibrio visivamente umanamente materico di un cinema che funziona al buio, sotto il fuoco semaforico di un cielo colabrodo a pioggia, mischiato con le lacrime.
bood 17/01/2012 09:07:05 » Rispondi weeee che commentone . ( bello .. bravo )