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QUASI AMICI regia di Olivier Nakache, Eric Toledano

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     8 / 10  01/03/2012 11:17:11 » Rispondi
Philippe (un immenso François Cluzet prodigo di sfumature) è tetraplegico. Due vertebre cervicali fratturate a seguito di un brutto incidente, vegeta da un letto a una sedia a rotelle; costretto a massaggi fisioterapici e cure continue da parte di un piccolo stuolo di infermieri e assistenti, vive in una casa lussuosa. Ha un perfetto uso della parola e crede ancora negli affetti.
Un giorno, fanno capolino nella sua esistenza un paio di scarpe da ginnastica logorate che, affiancate a paia di calzature più prestigiose e lucide, smuovono qualcosa nell'istinto dell'handicappato. Quelle scarpe vengono dai blocchi di cemento delle banlieues e sono indossate da Driss (la piacevole rivelazione Omar Sy), un senegalese alto, robusto, rustico e pragmatico, appena uscito dal carcere dove ha scontato una pena per rapina a mano armata. Il badante per eccellenza, insomma. La pellicola ci mette subito in relazione a confronti e trasposizioni (dal libro autobiografico di Philippe Pozzo di Borgo a cui il film si ispira) pressoché inverosimili, ma la cosa bella è che lasciano fuori ogni ipocrisia o remissività.
Il violino isolato del bianco ricco, che stravede per la musica classica erudita e raffinata, "quella che fa da colonna sonora negli uffici di collocamento", incontra la Dance/Soul degli Earth, Wind & Fire. Dal "Rêverie et Caprice" di Berlioz a "Boogie wonderland" il passo non è breve ma conciliabile.
Nei dintorni dell'appartamento parigino di Philippe c'è una Meg Ryan che non prova orgasmi a tavolino ma solo spaventi, ci si eccita quando le orecchie diventano rosse, si ha paura dei "dolori fantasma" perché sono quelli che ci impediscono di pensare. La sensazione di superficialità si sbriciola dietro a un impianto di commedia beffarda e salvifica, assolutamente spassosa, sorretta da una sceneggiatura che ricorre a un estro prospero e che si ripropone vergine a ogni sequenza regalando storielle pungenti, intuizioni felici e insolite dolcezze.
Se si tolgono alcune ovvietà che fanno capolino verso il finale, "Quasi amici" conferma la necessità di un cinema semplice che, mentre ci fa pensare in modo intelligente, colpisce direttamente al cuore. La strana coppia di attori è affiatata e amabile. Olivier Nakache ed Eric Toledano, gli autori, ci invitano a scalare tutti di un posto per vedere meglio ciò che è necessario e cosa no. Così si abbattono le barriere, e il violino solitario di prima può finalmente incontrare senza vergogna la sua orchestra.