Dom Cobb 8 / 10 21/06/2012 23:36:38 » Rispondi Ritenuto colpevole (ancora) dopo un attentato al Cremlino, Ethan Hunt e l'IMF vengono smantellati e sono costretti a trovare il vero colpevole per conto loro... Leggero, spensierato, non troppo ambizioso, ad alto tasso di spettacolarità
Il parabrezza della macchina che funge anche da GPS è forte
Forse ci sono troppi scontri solo corpo a corpo, ma ciò da all'intero spettacolo l'impressione di non essere mai troppo esagerato, ad eccezione dell'esplosione al Cremlino. Buon ritmo, il regista Brad Bird dimostra di saperci fare con il cinema live-action; molte idee e pure buone, anche se si poteva fare un piccolo sforzo in più a livello di trama, a tratti prevedibile. Il cast se la cava, con un ruolo interessante per il novellino Jeremy Renner. Mezzo voto in meno per il villain, poco interessante e presente ancor meno, e per il suo scopo, banale e trito. Comunque, promosso a pieni voti.
Dom Cobb 06/10/2024 19:44:13 » Rispondi Dopo che una missione fallita fa ricadere le colpa di un attentato al Cremlino sull'intera IMF, la squadra dell'agente Ethan Hunt si dà alla macchia pur di trovare il vero responsabile, un terrorista noto come Kobalt e intenzionato a scatenare una guerra mondiale nucleare... Con l'arrivo di J.J. Abrams si è aperta una nuova epoca nel franchise di punta di Tom Cruise: per quanto la politica dei nuovi registi per ogni nuovo episodio venga mantenuta, stavolta i cambiamenti sono meno drastici che in precedenza. Di ciò va dato merito sia alla presenza di Abrams nelle vesti di produttore insieme allo stesso cruise, sia alla scelta del nuovo regista. Se prima ci si era focalizzati su personalità forti dai riconoscibili tratti stilistici, veri e propri autori nel loro campo come De Palma e Woo, ora si punta su Brad Bird, nome insolito che si è fatto le ossa nel mondo dell'animazione in quel della Pixar, firmando lungometraggi del calibro de "Gli Incredibili" e "Ratatouille". Bird manca di una personalità unica dietro la macchina da presa, di una cifra stilistica capace di distinguerlo; il suo punto di forza sono più il ritmo e la gestione dei personaggi e dei tempi narrativi, che difatti diventano i punti di forza di questa sua prima escursione nel live-action. Rispetto agli altri episodi infatti qui si calca la mano su due aspetti: i singoli componenti della squadra, le loro interazioni reciproche nelle varie, assurde situazioni in cui si vanno a cacciare beneficiano di un team di attori ben affiatati, con il simpatico Simon Pegg finalmente promosso ad agente operativo, la sensuale e vulnerabile Paula Patton e la new entry Jeremy Renner, senza dubbio il migliore dei tre. C'è anche spazio però per camei di attori feticci di Abrams,
Josh Holloway fa una comparsata nel prologo prima di venir ucciso dalla femme fatale di Léa Seydoux
che suggeriscono che questo film appartiene più a lui e Cruise che non a Bird. L'altro aspetto è l'assurdità stessa di queste situazioni, intrise di un sentore vagamente fumettoso per quanto sono volutamente esagerate. E' indicativo che il look stesso di questo "Ghost Protocol" e l'intero impianto visivo siano i migliori di tutta la saga, con una fotografia sfavillante ed elettrica del sottovalutato Robert Elswit a graziare località come Mosca, Dubai e Mumbai, anche se qua e là si rivela un po' troppo "pulito" e i set possono a volte sembrare un po' troppo finti.
L'interno del Cremlino, dove la squadra si infiltra nella prima parte del film, sembra realizzato a tratti con scenografie di cartapesta.
A essere tralasciata purtroppo è la parte più succosa, ovvero il villain: monotono e privo della minima traccia di personalità, dallo screentime ridicolo e dalle apparizioni praticamente nulle fino al non così gran finale, rappresenta uno spreco dell'attore Michael Nyqvist e, di certo, il peggior cattivo di tutta la serie. E anche se Léa Seydoux se la cavicchia un po' meglio, chiaramente il vero villain è la situazione avversa della squadra, fra mancanza di supporto dalla base, gadget difettosi e il costante stare due passi indietro rispetto al nemico. Nonostante il peso dell'assenza di un cattivo di spessore, quest'impostazione di per sé funziona. E' senza dubbio la sequenza di Dubai a lasciare maggiormente il segno, con la macchina da presa totalmente al servizio della prestanza fisica di un Tom Cruise mai così audace e temerario nella presentazione di stunt sempre più in grande e pericolosi nel loro essere fatti ovviamente dal vero.
La scalata del Burj Khalifa, l'edificio più alto del mondo, con un paio di guanti adesivi (di cui uno malfunzionante), è un tripudio di riprese ardite, angolazioni inedite della telecamera, salti e cadute da capogiro.
Non si tratta però solo degli stunt, ma anche dell'abile costruzione della tensione, in cui un attento accumularsi di ostacoli e l'eccellente montaggio creano sequenze da fiato sospeso in cui l'arma principale sono le incertezze, i silenzi, gli snervanti momenti di attesa fra una domanda e una risposta.
La sequenza dello scambio dei codici di lancio, che avviene in due stanze diverse in due piani diversi allo stesso tempo e dove tutte e due le parti recitano di essere qualcun altro, è tutta da godere.
Il problema, semmai, è che il film non riesce a offrire nulla di simile a quell'ottima mezz'ora nella restante ora e quaranta: il primo tempo infatti fa fatica a ingranare, fino alla sequenza del treno, dove la trama vera e propria inizia sul serio, si ha la sensazione di vivere un prologo inutilmente dilatato che serve solo a disporre i pezzi sulla scacchiera. La tensione latita a favore di: una commedia che, fra battute telefonate e situazioni sviluppate con eccessiva prevedibilità, sa troppo di calcolato e preparato a tavolino e dunque non funziona come dovrebbe;
L'unica parte davvero divertente è quando l'agente Brandt di Jeremy Renner si prepara a buttarsi nel condotto d'aria e, visibilmente nervoso, temporeggia facendo esercizi di ginnastica. Per il resto ci sono solo un sacco di battute di Benji che lasciano il tempo che trovano e la presenza di una spalla comica russa simpatica quanto una martellata nei cosiddetti -fortuna che compare poco.
e momenti emotivi interessanti sulla carta, che però si risolvono in un finale taralucci e vino fin troppo facilone e buonista.
La scena finale dove viene svelato il vero destino di Julia, la moglie di Ethan, rovina in parte non solo l'arco narrativo dell'agente Brandt, incaricato di proteggere lei e il consorte e divorato dal senso di colpa per aver fallito, ma anche la relazione che Julia aveva con Ethan nel terzo capitolo. Per Brandt è una via d'uscita troppo comoda, per Ethan e Julia un compromesso che nessuna coppia seriamente innamorata accetterebbe mai. Per quanto permetta al personaggio di Julia di continuare a esistere, mi disturba molto.
Anche l'azione lascia parecchio a desiderare: per quanto energica e ben girata, manca di creatività e si riduce a una banale serie di sparatorie e scaz.zottate già viste innumerevoli volte.
L'unico inseguimento in auto in tutto il film non è tanto un inseguimento quanto una battaglia contro una tempesta di sabbia e il confronto finale nel parcheggio mobile contro il cattivo di turno non sfrutta la location come dovrebbe; perché non farli guidare per il parcheggio anziché farli zoppicare come degli invalidi?
E infine, è doveroso citare l'aspetto peggiore del film, ovvero i suoi effetti speciali, che variano dal dannatamente finto al cartoonesco: fra esplosioni che sembrano fatte sul peggior green-screen di sempre a lanci di razzi sottomarini che venivano realizzati meglio nei James Bond anni '70, è difficile credere che dietro a tutto ci siano i "maghi" della ILM di George Lucas. Un'autentica delusione, così come la colonna sonora di Michael Giacchino, abbastanza anonima. Il pubblico e la critica hanno osannato "Mission Impossible - Protocollo fantasma" come una rinascita del franchise, il che per me non ha senso visto che la serie non era né morta, né moribonda. Questo è un capitolo ben fatto, scorrevole, con un paio di ottime frecce al suo arco, ma in fin dei conti leggero come una piuma e senza la carica che rendeva i precedenti così unici e distinti l'uno dall'altro. Ci si allinea grosso modo alla formula creata da Abrams nel capitolo terzo, un po' rifinita e ripulita, ma alla fine molto simile. La strada è stata spianata e da qui in poi la si porterà fino alle sue estreme conseguenze. VOTO: 7