pompiere 8 / 10 23/10/2012 11:38:55 » Rispondi È sempre più difficile, al giorno d'oggi, scegliere come investire i propri soldi. Riduzione degli stipendi, disoccupazione, debito pubblico: non mancano i motivi per avere paura. Quasi tutti i tipi di mercato presentano una volatilità che farebbe perdere la fiducia a chiunque. Tuttavia esiste un settore alternativo che presenta una certa stabilità. Una branca nella quale è possibile investire una cifra e raddoppiarla nel giro di poche ore. Basta trovare un sicario. E in **** all'austerità.
Lode alla famiglia completamente disgregata, "Killer Joe" è dominato da vecchi rancori, matrimoni finiti, figli allo sbando, junk food che gira disinvolto come una tigre del Bengala nella foresta, ora raffigurante la precarietà, poi il sesso e infine un'arma che soffoca. E se l'interpretazione di Matthew McConaughey sorprende grazie a una memorabile faccia da tanghero in bilico tra delinquenza e giustizia, è la conferma di un maestro qual è Friedkin a venire a galla.
Grazie a un campionario di brevi allucinazioni visive e di sottili sarcasmi degni del miglior Lynch, l'accendino di Joe prende fuoco come in "Cuore selvaggio". È il senso di una complicità felice messa in pratica da un cattivo-forse-buono, certamente squilibrato, vestito di nero come il Frank di "Velluto blu", che si aggira a suo agio in spazi stantii. Incline a uccidere così come a partecipare a una favola corrotta, intervallata da parentesi sdolcinate.
Magistralmente diretto e munifico di lenti carrelli in avanti, di morbide e circoscritte panoramiche riconducenti a una matrice pulp che sembra convogliare verso il cinema di Tarantino per poi svoltare con una sorprendente variante noir d'altri tempi, "Joe" è un film "come Dio comanda" (e non è una frase fatta), che perlustra quei terreni vacillanti del senso del contegno e dell'etica.
La sceneggiatura di Tracy Letts, tratta da un suo racconto rappresentato anche in teatro, è ai limiti del credibile e tiene la carreggiata nonostante una debole convergenza, soprattutto verso il finale. Da qualsiasi parte si tenti di far stridere le gomme per fuggire in Messico, o magari in Perù, il destino sembra segnato. Perché in fondo anche a Dallas piove, i cani abbaiano ai loro padroni e ignorano ambigui sconosciuti, e l'amore puro esiste solo nella fantasia. Per cui non resta che prendere la caparra e portarsela via, verso l'infinito e ancora più in là.
boodi 27/10/2012 14:57:54 » Rispondi bel commento. vado a vederlo oggi ( dopo averti letto )
Terry Malloy 23/10/2012 12:53:23 » Rispondi Gran commento, pompiere. Impeccabile come sempre.
pompiere 23/10/2012 17:42:23 » Rispondi Grazie Terry. Sono d'accordissimo con te sull'analisi del significato del passato il quale (in questo caso sottilmente ma in fondo ben radicato) torna a (dis)spiegare il presente.
Terry Malloy 24/10/2012 11:53:39 » Rispondi Ti ringrazio, ho scritto un commento il più possibile riassuntivo, meriterebbe che quella questione fosse approfondita meglio!
Jellybelly 24/10/2012 11:55:47 » Rispondi Uuuuhhh, se è piaciuto anche a te che sei notoriamente molto severo di giudizio questo film dev'essere veramente bello.
pompiere 24/10/2012 18:28:42 » Rispondi La credenza popolare secondo la quale io sarei cattivo e darei voti bassi è, appunto, una leggenda :D (non mi piace la maggior parte dei film odierni. che ci posso fa', Jelly? :-) comunque Killer Joe te lo consiglio.