Andrea Lade 8 / 10 02/12/2012 05:16:02 » Rispondi Veramente interessante è "Spose celestiali dei mari di pianura" di Fedorchenko, un regista russo che già si era fatto conoscere al Festival di Venezia del 2005 ottenendo anche il premio della sezione Orizzonti. Purtroppo il film sarà difficilmente distribuito in Italia per via della censura e dei contenuti un po' troppo espliciti, ma è un vero peccato perché a mio avviso questo è stato il vero gioiello del Festival di Roma 2012 Il film ha come soggetto la popolazione Mari, un gruppo di comunità residenti stanzialmente nelle pianure del Volga, molto caratterizzato socialmente da una spiccata religiosità pagana, presente soprattutto nelle comunità rurali. Non è necessario conoscere la storia di questo popolo e soprattutto il luogo dove risiedono gli abitanti perché l'ambientazione del film ci riporta immediatamente nelle pianure russe: tinte accecanti, neve bianchissima, atmosfere ovattate, il celeste limpido del cielo, il verde scuro delle foreste e i colori dei vestiti delle protagoniste sono tutte immagini che rimangono scolpite allo spettatore. Mentre la fotografia restituisce una splendida cornice variopinta per tutta la durata del film, il regista ci racconta le vicende quotidiane di 23 donne , ognuna protagonista di una novella; la durata è variabile e, qualcuna dura addirittura una manciata di minuti , ma tutte quante sono incentrate sulla sessualità femminile e sui riti propiziatori che ogni donna affronta per preparare il proprio grembo ad accogliere il maschio e alla conseguente fertilità. Non a caso il regista forza l'aspetto ricettivo delle contadine introducendo ogni episodio con il titolo del nome della protagonista che inizia sempre con la lettera "O", lettera simbolica che rappresenta il sesso femminile aperto e desideroso di attivare la propria funzione. Se in qualche episodio la fase dell'accoppiamento è appena accennata o rappresentata da atti simbolici ,in altri i contenuti sono molto più espliciti , ma lungi dall'essere volgari, sono focalizzati tutti su una femminilità legata alla terra ,a riti campestri, a divinità e fenomeni naturali: la vera protagonista è sempre la natura, raccontata come dominatrice , ma anche ripresa in modo fiabesco , spesso benevola,ma a volte stregonesca. In un capitolo vediamo una ragazza che mentre seleziona dei funghi raccolti per la cena, decide , toccandoli, quale di essi dovrà assomigliare per lunghezza al sesso del proprio futuro uomo; in un altro una donna sposata viene investita dal dubbio del tradimento perché il proprio marito sembra non accettare le pietanze preparate con cura ,allora si affida al consiglio di un'amica che la invita ad "esplorare" i suoi genitali; ma non tutti gli episodi hanno un sottotono ironico perché il regista pur mantenendo un sapore leggero ci illustra in un segmento come si può morire per mano di un'orrenda strega antropomorfa alla quale non viene concesso di far l'amore con il marito di un'ostinata ,sventurata e poi suicida contadina. Un omaggio alla donna quindi , un omaggio in particolare al suo essere femmina e generatrice di vita , un film che mostra la bellezza arcaica della donna feconda in mezzo ad un tripudio di colori accesi, abbacinanti ; del tutto marginale invece il ruolo dell'uomo che all'interno di un sistema sociale così strutturato è ridotto a strumento utile per la progressione della specie: le figure maschili infatti hanno un ruolo esclusivamente funzionale.