tylerdurden73 6½ / 10 20/02/2015 10:56:08 » Rispondi Dopo la morte della madre Leon torna nel luogo dove è nato e cresciuto. Una villa polverosa dall'aspetto inquietante, completamente zeppa di oggetti d'ogni sorta. Le immagini e le statue a tema religioso, riguardanti soprattutto angeli si sprecano, a testimonianza di un culto cui la defunta era legata in maniera ossessiva. Un culto divenuto motivo principale dell'allontanamento precoce di Leon, devastato dal suicidio del padre ed avviato al credo religioso in maniera coercitiva. " The last will and testament of Rosalind Leigh" è un film interessante ma incompiuto, in cui la classica ghost stories si fonde con il senso di colpa e con il feroce morso della solitudine. La malinconica voce narrante della madre esplicita il doloroso distacco, mentre il protagonista si aggira solitario tra quelle opprimenti mura gravato dai ricordi di un passato tutt'altro che idilliaco. Leon (Aaron Poole) è l'unica figura in scena, interagisce con il mondo esterno tramite telefono, e quando riceve fisicamente delle visite queste restano celate dietro l'uscio. Il debuttante Rodrigo Gudino centra l'atmosfera misteriosa grazie alle splendide scenografie domestiche impreziosite dal sapiente utilizzo della mdp. La narrazione molto controllata non persegue lo spavento facile, purtroppo però scava relativamente in profondità nel disagio di un figlio costretto ad abbandonare la madre e nella solitudine in cui quest'ultima è precipitata. La pellicola più che aderire al paranormale penetra la psicologia del protagonista, forse disturbata; Gudino vorrebbe creare un certo pathos ma appare carente nel costruire un crescendo drammatico adeguato. Ad un certo punto il film sembra impantanarsi, scisso malamente tra paura ed emotività, per poi stabilizzarsi in un mix arido dal punto di vista intimistico e discutibile nella concretizzazione dei mostri dell'anima, rappresentati da una demoniaca creatura notturna della quale si sarebbe fatto volentieri a meno per varie ragioni, in primis la modesta qualità della CGI. "Ti sono mancata quanto tu sei mancato a me?" è il tormentone, è l'urgenza di sapere, è la frase attorno cui il regista costruisce la sua originale idea di orrore, purtroppo vittima di uno svolgimento incapace di rapire il cuore dello spettatore.