Niko.g 5½ / 10 07/05/2015 16:18:28 » Rispondi Dicono che sia un live action fedele all'originale. Insomma... ma non è questo il punto. Va anche bene introdurre elementi nuovi se si rispetta la giusta tensione e non si stravolgono significati e sottotesti. Nell'originale disneyano Cenerentola era continuamente vessata e maltrattata (ricordate quando veniva chiamata per eseguire gli ordini? Cenerentola! Cenerentola!)... e nonostante ciò era serena, forte della convinzione che un giorno le cose per lei sarebbero cambiate. Arrivata al culmine della sopportazione, l'abbiamo vista in procinto di crollare ed è proprio in quel momento che è intervenuto l'elemento esterno per sostenerla e ricompensarla. Ecco, questo pathos con annesso messaggio, sembra svanire nel film di Branagh. Gli avvenimenti si susseguono con velocità e freddezza e la crudeltà delle sorellastre è insussistente. Basti citare, su tutti, lo strappo del vestito da parte della matrigna, banalizzato e ridimensionato ad un atto di violenza gratuita. Anche gli intervalli comici sono maldestri (la scena del canto al pianoforte, invece di suscitare ilarità mette piuttosto tristezza). In pratica la versione di Branagh non ha né la comunicatività, né l'estro figurativo dell'originale disneyano, che era molto più ricco di pensiero e di prospettive socio-psicologiche di quanto non sia questo live action. Detto questo, almeno un paio di apprezzamenti è giusto farli. Il primo, allo scenografo Dante Ferretti per il lavoro svolto e per aver preteso, insieme al regista, che il palazzo reale e in particolare il salone del ballo, fossero un luogo reale e non realizzato in computer grafica (evviva). Il secondo, allo stesso Branagh e agli sceneggiatori, per aver inserito quel "ti perdono" nel finale. Uno schiaffo morale che mette al tappeto la matrigna (splendida scena). Nel complesso però, il film restituisce ben poco dell'incanto e della tensione narrativa dell'opera originale. Lily James è graziosa, ma nel ruolo di Cenerentola ci saremmo francamente aspettati qualcosa di meglio di una ragazza un po' mascelluta e con le sopracciglia che hanno il profilo genetico di Beppe Bergomi. Il dramma vero è che non si tratta dell'incompetenza del direttore del casting, ma di scelte volute. Cenerentola è volutamente "normale" e le sorellastre volutamente "carine". E' il revisionismo cialtrone di cui vi ho spesso parlato, che mira a sovvertire ruoli e significati della fiaba tradizionale. Guai a riproporre i modelli originali: non sia mai, non sia mai. Meglio spendere soldi ed energie per realizzare la gonna di Cenerentola, con i suoi 240 metri di tessuto, 10.000 cristalli Swarovski e quattro chilometri di cuciture. Se poi la protagonista non è sufficientemente carismatica, se le sorellastre sono delle mezze gnocche messe ai margini, se la matrigna è la versione borgatara della signora in giallo dello spot Ferrero (qui in verde), se la fata è uno sgorbio che chiede a Cenerentola un sorso di latte (eh sì, doveva verificare che fosse buona per davvero), se la colonna sonora è l'anonimato messo sul pentagramma… che vuoi che sia, l'importante è l'abito… hai visto come si muove la gonna?
adrmb 07/05/2015 19:25:55 » Rispondi "il film restituisce ben poco dell'incanto e della tensione narrativa dell'opera originale."
Hai centrato il punto. Bel commento, comunque.
elio91 07/05/2015 18:37:42 » Rispondi Revisionismo un paio di palle, se dovessero mettere su pellicola le fiabe nelle loro versioni ancestrali ne verrebbe fuori qualcosa degno di un Salò.
hghgg 07/05/2015 20:24:18 » Rispondi Ah e tanto perché è divertente, farina del sacco di Niko: "il già sopravvalutato America Oggi". Olè, ci tenevo a ribadirlo, ha vinto tutto.
dagon 07/05/2015 20:09:21 » Rispondi ma infatti. già il film di animazione era ampiamente revisionista
Niko.g 07/05/2015 23:01:03 » Rispondi Certo, ma sempre mantenendo intatte le dicotomie e gli antagonismi. Può cambiare la forma, non la sostanza (ed è inevitabile visto che si passa da un testo scritto ad un'immagine in movimento). Non c'è bisogno di mostrare particolari raccapriccianti, non è questo il punto. Il punto è creare una rappresentazione che faccia leva su degli archetipi e che essi siano ben chiari e definiti. E comunque mi riferivo alla tradizione della fiaba disneyana, quindi come riferimento intendo il lavoro del 1950.
hghgg 07/05/2015 20:23:15 » Rispondi Ma si, che poi non ha nemmeno torto sul film in se, è che riesce a dire sempre la cosa sbagliata anche quando non ha tutti i torti. E comunque si,i film Disney tratti da vecchie fiabe tradizionali non erano già revisionisti di loro, no, mica...