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WHITE NOISE: THE LIGHT regia di Patrick Lussier

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Mauro Lanari     1 / 10  20/09/2007 19:02:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La leibniziana “Teodicea” (1710), cioè la tesi secondo cui questo sarebbe il migliore dei mondi possibili, la sofferenza sarebbe giustificabile (=patodicea) e quindi Dio esisterebbe, è forse penetrata per la prima volta nella storia del cinema, subdolamente, con il Dreyer de “L’angelo del focolare” (1925). Frank Capra si sentì costretto a riesumarla con “La vita è meravigliosa” (1946), inserendovi pure un confronto con una realtà alternativa, nel tentativo postbellico di risollevare lo stato d’animo dei sopravvissuti. Il risultato fu un fiasco clamoroso. Il pubblico dimostrò di non tollerare più favolette del genere, aveva appena visto il male in faccia, lo aveva appena conosciuto sulla propria pelle e nella propria carne. Sembrava tutto finito. Invece in questi ultimi anni, sorprendentemente, Hollywood è tornata alla riscossa, con film innocui solo in apparenza come “Una settimana da Dio” (2003), “Cambia la tua vita con un click” (2006) e “White noise: the light” (2007). Qualcuno rassicuri Ratzinger: il teismo ha ancora in mano il potere sulle coscienze.
Cagliostro  21/09/2007 17:33:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A questo punto, avendo letto altre tue affermazioni, mi sembra necessario fare altre precisazioni poiché qui mi pare che ci sia una certa confusione.

Dicesi Teodicea quella dottrina volta a conciliare razionalmente la questione della bontà e della giustizia di D.io con l'esistenza del Male nel mondo.

Detta dottrina non è stata formulata da Leibniz, essendo un'annosa questione di cui si sono occupati precedentemente vari altri autori come Cartesio, Pascal, Locke e, ancor prima, se ne trovano già ampie argomentazioni nella Summa Theologica di Tommaso d'Aquino (passando, peraltro, anche dal possibilismo di S. Anselmo.

Lo scritto di Leibniz, da te citato e che fu pubblicato nel 1710 è:
"Essais de théodicée sur la bonté de Dieu, la liberté de l'homme el l'origine du mal" (Saggi di teodicea sulla bontà di D.io, la libertà dell'uomo e l'origine del male).
Inoltre, tu parli direttamente ed esplicitamente de "Il migliore dei mondi possibili" quindi dai già per scontata la critica a Leibniz mossa dal buon Voltaire nel suo Le Candide, in cui volle introdurre il personaggio del maestro Pangloss, che altri non è che una personificazione sarcastica e caricaturale di Leibniz.
Ora, sorvolando sulla compassione che provo per Leibniz e per le circostanze desolanti di abbandono e di solitudine che hanno preceduto ed accompagnato la sua morte, mi sembra naturale precisare che i filosofi del seicento e del settecento erano matematici, fisici, biologi, filosofi, giuristi e teologi.
Quando scrisse il trattato edito nel 1710, Leibniz aveva smesso gli altri abiti ed aveva indossato quasi esclusivamente quelli del teologo. infatti, come dice praticamente lo stesso titolo, si tratta di saggi teologici.
Tutto ciò riconduce all'argomentazione da me già esposta nel tuo commento a Predator: questo non è un sito teologico.
Se un autore come Dreyer o come Capra, ha deciso di abbracciare una teoria piuttosto che un'altra, e sinceramente trovo davvero forzato ravvisare nelle pellicole da te citate un vero e proprio contenuto di dottrine teodicee, e se chi critica la pellicola non condivide la dotrrina abbracciata dall'autore, non può e non deve stroncare l'opera di detto autore solo perché non ne condivide il messaggio. Colui che vuole ergersi a giudice di un'opera la deve valutare nella sua interezza tecnica ed artistica, indipendentemente dalla condivisibilità o meno dell'ideologia abbracciata dall'autore. eglòi dovrebbe altresì constatare se detto messaggio sia ben argomentato ed esposto oppure no.
Cmq grazie per avermi dato occasione anche in questa sede di trattare argomeni che esulano completamente dalla cinematografia. a volte si corre il rischio di sclerotizzarsi su determinate questioni, proprio come quegli individui che vedono ovunque le medesime cose e che non sono capaci di valutarle singolarmente con le dovute distinzioni.
Mauro Lanari  11/09/2008 23:59:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Colui che vuole ergersi a giudice di un'opera la deve valutare nella sua interezza tecnica ed artistica, indipendentemente dalla condivisibilità o meno dell'ideologia abbracciata dall'autore. eglòi dovrebbe altresì constatare se detto messaggio sia ben argomentato ed esposto oppure no. "
'Sto ca22o.
addicted  22/09/2007 11:57:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
sarò malato, ma secondo me questo è il più bel commento letto finora su filmscoop.it
Cagliostro  22/09/2007 12:10:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sai... come scrisse in tempi non sospetti il buon Divin Marchese:
Tutti i gusti sono in natura, il migliore è quello che si ha!
;-)
Kron@  22/09/2007 14:25:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse dici così perchè non hai letto gli altri suoi commenti.
TI RICREDERAI.
onda  16/11/2007 19:18:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lanari ! Ma dove sei finito??
Cagliostro  20/09/2007 19:09:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pur seguendo perfettamente il tuo excursus filosofico e teologico, mi sono perduto la parte in cui commenti il film in questione.
Mauro Lanari  12/03/2008 07:46:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
D'altrocanto, il “gutta cavat lapidem” (“la goccia scava la pietra”, vale a dire: “chi la dura la vince”, Ovidio, “Ex Ponto”, IV, 10) giustifica qualsiasi coazione a ripetere, da quella dei Testimoni di Geova a quella cristiana e ancor prima ebraica. Gli psicoterapeuti sono legittimati a intervenire solo su esplicita richiesta del cliente (in)sofferente. A tanto arriva l’indecidibilità etica, moderna o postmoderna (nel senso che è postmoderna nella conseguenza dell’“epochè”, ma è moderna in quanto origina ancora dall’al di qua del bene e del male). Personalmente mi posso difendere dalle aggressioni etiche rivali, che combattono hobbesianamente per darwinismo socioculturale al fine di estinguere ogni concorrenza, solo se ho voglia e capacità di sostenere la mia posizione e l’annesso diritto di libertà di pensiero/parola/espressione (e sperimentazione esistenziale). Altrimenti il tutto si riduce a un semplicissimo “vivi e lascia vivere”. (Mauro Lanari)
Kron@  20/09/2007 19:05:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Invece di cancellare i suoi commenti ogni volta che scrive una di queste stron.zate, per favore bannatelo, è irritante.