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MELANCHOLIA (2011) regia di Lars von Trier

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     9½ / 10  10/12/2011 21:56:26 » Rispondi
Melancholia: vocabolo latino che deriva a sua volta dal greco melancholía, composto dalle parole mélas, mélanos (nero) e cholé (bile), nonchè bile nera. Essa secondo la teoria della patologia umorale del 1300, è una dei 4 principali liquidi contenuti nell'uomo, più precisamente nella milza, e che a quel tempo venivano associati agli umori dell'essere umano.
Non esiste scelta migliore da parte di Lars Von Trier di aver deciso di chiamare questo film con il titolo Melancholia. La parola in sè racchiude lo svolgersi e il significato della pellicola stessa.
Più precisamente nel finale, e che gran finale stilisticamente riconducibile al genio di Von Trier, il titolo prende vita dai personaggi: in tre sotto una capanna magica immaginaria, dove troviamo la protagonista, sicura e consapevole della morte imminente, la sorella, consapevole della morte, la quale però non è pronta a morire, è spaventata e il bimbo, inconsapevole e tranquillo di quello che sta per accadere.
La malinconia è proprio questo: un sentimento di debolezza che esprime una profonda tristezza che porta la persona che la sta vivendo ad arrendersi davanti agli ostacoli che appaiono insormontabili. Il lasciarsi vivere, l'abbandonarsi al proprio destino senza lottare, provare un vuoto incolmabile.

Un passaggio che rende fermamente visibile la trasformazione dell'essere umano davanti alle intemperie della vita è dato dalle due sorelle. Per prima la protagonista all'inizio del secondo capitolo sembra essere divorata da una malattia degeneratrice a livello mentale dove sua sorella l'aiuta a lavarsi, a vivere senza che essa si chiuda dentro una stanza con lo sguardo perso nel vuoto. Nello svolgersi del secondo capitolo troviamo invece la sorella che diventa non propriamente pazza ma dà segni di debolezza d'animo, causati dalla morte del marito (anche lui nel momento in cui capisce la vera pericolosità del corpo celeste decide di togliersi la vita, credendo che prendere la strada del suicidio sarebbe stata la scelta migliore) e dalla consapevolezza della fine del mondo mentre la protagonista si risolleva e diventa una donna con le idee chiare, fredda, sadica.

Il film si apre con immagini molto statiche che si muovono al rallentatore e dove troviamo una mdp ferma contrariamente a il dogma di LVT. Una fermezza che tende a sottolineare insieme ad una commovente colonna sonora, la tragicità delle immagini stesse (le foglie, i corpi che cadono,..), rimandano alla sinfonia dell'autunno, allo scorrere del tempo, immagine mobile dell'infinito, quel senso di peso del rendersi conto delle nullità che siamo, esprimendo un senso di calore che ci accompagna lentamente alla morte.

In un primo momento sembrerebbe che LVT sceglie la mdp come strumento di ripresa fisso per il film, ma in seguito si intuisce che ne ha fatto utilizzo solo come scelta artistica, infatti dopo il prologo prende con mano decisa la cinepresa e inizia a girare! Il dogma 95 ancora una volta viene rispettato, la voce di LVT si fa sentire in un lieto pensiero e omaggio a quella mentalità radicata negli abissi dell'uomo, quella paura che nei secoli non si estirperà mai dal nostro cuore, ed è quel groppo che ti prende e ti schiaccia giù, e con un motivetto rindondante ti ricorda che la fine di tutto è vicina e che tu, piccolo uomo, non puoi farci nulla, sei impotente ad essa.

La fotografia viene usata magistralmente per sottolineare con tecniche diverse (seppia, incandescenza ai bulbi di mercurio, luce morbida,..) i differenti stati d'animo che il regista vuol far passare, enfatizzata da effetti speciali che non rovinano affatto la delicatezza di essa ma ne accentuano il torpore dello spettatore.

Una sfida che LVT si pone: si cimenta nel genere fantascienza regalando momenti davvero espansi a tutto quello che è il mondo delle emozioni, e riuscendo a non cadere nella banalità dei semplici elementi fantascientifici.

La pellicola si caratterizza per l'alternarsi di momenti in una stessa scena in cui si rimane male, sconcertati e altri che fanno abbozzare un sorriso di divertimento, anche se il sarcasmo e il cinismo stanno alla base di tutte le battute.
Scene che invece diventano magnetiche e ti fanno rimanere li con la bocca aperta. Quanti non sono rimasti li, concentrati, come mai nel resto del film, a fissare insieme alla protagonista quel corpo celeste cosi misterioso, cosi bello, cosi intrigante..Nuda come lo siamo noi agli occhi dell'universo. Ipnotizzata come noi quando ci soffermiamo in una calda notte d'estate ad osservare il cielo stellato e a guardare fissi la luna..un sentimento che è difficile riprovare con le cose terrestri, solo il nostro satellite racchiude quella strana cosa magica che nessuno è in grado di descrivere perchè le parole sarebbero troppo scarne nel definirla.


Elly=) Copyright
Freddy Krueger  12/12/2011 14:34:43 » Rispondi
Letto!!! Sei stata molto attenta, brava! =)=)=)
Freddy Krueger  11/12/2011 01:40:45 » Rispondi
Seee quanto trovo il tempo di leggere tutta questa roba! xDxD
Forte il "copyright" alla fine! Quindi questo commento è tutto frutto del tuo sacco? =) Giuri? =)