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L'ALBERO DI ANTONIA regia di Marleen Gorris

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Marco Iafrate     8 / 10  16/06/2011 17:38:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il mondo è un inferno abitato da anime tormentate e da demoni"

E' una saga familiare di stampo matriarcale questa di Antonia, un albero dioico che genera soltanto fiori femminili, destinati a riprodursi soltanto grazie al seme maschile portato dagli insetti o dal vento, un seme trasportato lì per quello scopo, nient'altro. Sembrano non godere di particolari sentimenti, nei confronti degli uomini, le donne di questo universo tutto al femminile, d'altra parte sono gli stessi uomini a non fare niente per meritarseli, violenti, stupidi, vigliacchi, meschini, un quadro tutt'altro che edificante quello descritto dall'autrice di questo film, dove appare (unica pecca del film), in maniera forse troppo marcata, l'immagine di un "maschio" decisamente abietto.

All'interno della comunità, degli uomini, non si salva (quasi) nessuno, padri, fratelli, mariti, amanti e preti; quasi, perché c'è Willen, lo scemo del villaggio, innocuo data la sua condizione che lo rende incapace di odiare , e "dito storto" che imprigionato nel suo pessimismo non può che scegliere la strada del rifiuto.

Il lento scorrere del tempo di generazione in generazione ( il film ne abbraccia quattro) e la morte come compagna di viaggio, sono il leitmotiv della saga. Antonia, al termine della seconda guerra mondiale, fa ritorno al suo villaggio natio insieme alla figlia Danielle, lì la giovane donna mette al mondo Thérèse la quale partorisce Sarah, voce narrante del film. In questo susseguirsi di esistenze, di nascite tutte con il fiocco rosa, si contrappone la dipartita degli uomini, sia definitiva (con la morte) che non ( con la partenza, volontaria o indotta, dal villaggio). Si percepisce quindi la volontà precisa dell'autrice di emarginare l'universo maschile, di relegarlo a semplice comparsa, appendice inutile in una società, quella rurale degli anni '50, che ha vissuto, nella realtà, prevalentemente il dominio assoluto del capofamiglia uomo, quel padre-padrone che tutti conosciamo così lontano dalla dimensione fiabesca scelta nel film dalla Gorris.
Nonostante aleggi costantemente l'ineluttabilità della morte, sia quella improvvisa (incidenti e omicidi), sia quella aspettata (Antonia), il film non è nè triste nè malinconico, piacevolissimo nel suo insieme, raccoglie momenti in cui ci regala anche brevi perle di saggezza divulgate da "dito storto" a ricordare gli insegnamenti di un certo Arthur Schopenhaurer. Ditemi se è poco.
amterme63  19/06/2011 15:34:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oh Marco, cosa sei andato a scovare! Beh, tutto sommato è un film che si fa ben volere e che fa anche riflettere. Poi a me il personaggio di Antonia è rimasto molto impresso.
Ottimo commento!
Marco Iafrate  20/06/2011 22:08:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio Luca, è merito del tuo commento se ho conosciuto questo film, me lo ero annotato tra quelli "da vedere" ed il risultato è stato più che piacevole, mi dispiace che alla seconda visione tu lo abbia ridimensionato, chissà, forse per conservarne un bel ricordo i film dovremmo vederli una volta sola.
Torok_Troll  25/10/2013 12:23:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Insomma... una parata del becero-femminismo, eh! Ecco perchè questo film non mi piace, e oggi (purtroppo) capisco le scelte di persone come "dito storto". In un mondo come questo, zeppo di insensibilità e superficialità, finisci coll'isolarti completamente.