JOKER1926 7½ / 10 25/10/2024 03:04:43 » Rispondi "Parthenope" è l'ultima fatica del cineasta (al momento) più rinomato di Italia.
Artisticamente siamo dinanzi ad una sorta di "sequel" de "E' stata la mano di Dio", in questa nuova produzione, i riflettori si spostano su un soggetto femminile.
Perno dell'ardito disegno cinematografico di Sorrentino è Celeste Dalla Porta, giovanissima attrice milanese. Si consuma qui il primo azzardo (vincente) della regia, e nella fattispecie Cinema, Dalla Porta ha già le chiavi del successo planetario (passi il gioco di parole). La sceneggiatura irrigidisce magnificamente il volto della protagonista nei tessuti della spettacolosa giostra ed è grazie all'icona femminile che "Parthenope" prepara il terreno per un decollo incondizionato e di conseguenza vincente. Ben lontano da alcuni suoi film patinati e petulanti, Sorrentino recupera il fiato è la narrazione proponendo un lavoro, che attraverso un iconico volto femmineo, illustra la sua Napoli (con metafore evidenti) rifacendosi al modus operandi di Federico Fellini per la città di Roma.
"Parthenope" regge sui ritmi e nonostante una storia schiacciata più sul significante che sul significato, riesce a tagliare a fette i sentimenti del pubblico grazie ad un clamoroso lavoro di sceneggiatura, si va da dialoghi brillanti alla rappresentazione di protagonisti immortali. Nella batteria di un cast di sublime prominenza, esce clamorosamente vincitore Lanzetta nelle vesti di un personaggio stratosferico, e per qualche attimo, la mente felicemente ritorna ai vecchi fasti, fra "L'amico di Famiglia" e "Le conseguenze dell'amore". Il lavoro tecnico (MDP, fotografia, scenografie) ingigantisce l'impresa.
Partita quasi perfetta questa volta per Sorrentino ad esclusione di alcune "conclusioni" finali e a qualche frase a stampo filosofico un po' troppo replicate… effettivamente parliamo di dettagli.
Ritorna con "Parthenope", almeno a sprazzi, lo stile più solido ed effervescente di un grande regista.