Filman 7 / 10 19/03/2025 20:17:43 » Rispondi Si fa fatica a lasciarsi trascinare da un film così pieno di roba, diciamoci la verità. Una storia che inizia con uno strozzino torturatore e che finisce con una rivoluzione nello spazio non può che avere una quantità di storie e personaggi nel mezzo incalcolabile. E così è. C'è un fomentatore di folle che è anche capo di una azienda-setta, con la moglie consigliera. C'è il compare che tradisce a più riprese ma che è anche lo spacciatore di una droga speciale a bordo della nave spaziale. Ci sono degli alieni che prima sono una comparsata e poi si rivelano essere la cosa più bella del film, sia a livello di design (si tratta di tardigradi giganti con un cappotto di pelliccia e un corpo che si apre e si chiude in maniera impressionante) sia per la grande sequenza action dell'ultimo atto. In tutto questo non si è citato il tema principale del film, ovvero la clonazione tramite upload mentale che genera cloni ogni volta diversi nel carattere (anche se sembrano tutti uguali all'originale, tranne Mickey 18, che è diversissimo, e questo non torna molto) e che pone due quesiti etici, in due momenti diversi del film: l'uso sottoproletario della vita di quest'uomo, costretto a tanto per ragioni economiche e sociali, e la condizione di colpevolezza in un soggetto duplicato. Benissimo, diremmo, due dilemmi etico-filosofici nello stesso film! Peccato che nessuno dei due venga sviluppato, ma anzi si ritrovano schiacciati tra la massa narrativa subito precedente e la massa narrativa subito successiva al dilemma che ci viene presentato. MICKEY 17 sembra durare il doppio della sua durata, sembra tratto da due romanzi di fantascienza invece che uno e sembra il riassunto tagliato in post-produzione di due capitoli di una stessa epopea sci-fi, in cui ogni 2 minuti c'è un'idea nuova che vuole essere sviluppata e in cui ogni 5 si vuole cambiare impostazione al racconto. Questo confonde così tanto che persino i pesanti riferimenti all'attualità (i cappelli rossi, la politica religiosa, la promessa fantascientifica, la voglia di dittatura) ci appaiono annebbiati. Ma allora è un brutto film? No, è un compensato cinematografico che risulta pesante e duro perché nato dalla pressione di tante idee interessanti, messe tutte assieme. Decine di film interessanti schiacciati producono un film con qualcosa di interessante dentro. Indecifrabile, praticamente un suicidio economico, ma comunque divertente da vedere. E no, il problema non è che questo prodotto è una baracconata hollywoodiana, perché il film viene pensato in maniera orientale (per il tipo di intrattenimento e per le frasi fatte e inusuali, per noi occidentali, che vengono continuamente dette) e poi viene tradotto. Bong Joon-Ho fa capolino ogni tanto, con questo tipo di cyber-punk industriale o con la sua indole animalista, ma alla fine anche il suo sguardo diventa inafferrabile, tanto che qualunque metafora sociale di partenza giunge vaporizzata alla fine del film. "Ritenta, sarai più fortunato", verrebbe da dirgli. Ma qua si tratta solo di scelte visibilmente sbagliate.