CyberWYX 9 / 10 01/09/2025 16:07:52 » Rispondi The Poughkeepsie Tapes è uno di quei film che non si dimenticano facilmente. Sotto l'apparenza di un semplice found footage, si cela un'opera disturbante, profonda, e soprattutto audace nel suo modo di rappresentare il Male. Non quello spettacolarizzato, estetico o grottesco, ma quello più inquietante: il Male possibile, quello che potrebbe annidarsi nel reale.
Girato con una fotografia volutamente sporca, con inserti in stile VHS e interviste costruite con sorprendente verosomiglianza nella loro quotidianità, il film riesce a costruire un realismo crudo e inquietante, tale da far dimenticare allo spettatore di essere davanti a un'opera di finzione. È proprio questo stile visivo a renderlo così efficace: sembra di assistere a un archivio proibito, a un'indagine che doveva rimanere sepolta.
Ma ciò che rende il film davvero spiazzante è la dinamica psicologica tra il carnefice e le sue vittime, una relazione che sfocia in territori disturbanti, dove la violenza non è solo fisica, ma soprattutto mentale e affettiva.
L'evoluzione del rapporto tra il seviziatore e la giovane donna rapita, lentamente soggiogata fino a una forma di affezione perversa, richiama in modo inquietante la Sindrome di Stoccolma: quel meccanismo psicologico per cui la vittima di un sequestro finisce per sviluppare empatia, affetto o addirittura amore nei confronti del suo aguzzino. Qui, tale legame è mostrato senza edulcorazioni, con un Eros stravolto, contaminato dalla morte, in un abbraccio finale tra eros e thanatos, più thanatos che eros.
Il film non si limita, non indietreggia di fronte al disagio, e proprio per questo colpisce duramente. Alcune scene sono talmente potenti e iconiche da meritare una trasposizione pittorica: immagini che rimangono impresse, che non hanno bisogno di effetti speciali per inquietare.
In conclusione, un film che molti potrebbero considerare insostenibile o persino "sbagliato" per la sua durezza, ma che per altri - come per chi scrive - rappresenta un cult personale: un'opera estrema, sì, ma coerente, lucida nella sua follia, e capace di scavare in profondità in quei meandri della psiche che il cinema raramente ha il coraggio di esplorare.
Un pugno nello stomaco, ma anche una rara prova di cinema coraggioso.