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V/H/S/2 regia di Simon Barrett, Jason Eisener, Gareth Evans, Gregg Hale, Eduardo Sánchez, Timo Tjahjanto, Adam Wingard

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CyberWYX     7½ / 10  07/09/2025 13:07:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho visto V/H/S/2 molti anni fa e il ricordo non è più nitido in ogni dettaglio, ma resta vivido il segno che ha lasciato.
Come tutte le antologie, il film alterna qualità e toni diversi nei suoi episodi, tutti comunque di buona fattura, ma ce n'è uno che sovrasta gli altri: "Safe Haven", il terzo segmento.

Inizia come un documentario o mockumentary quasi giornalistico per poi scivolare in un crescendo che sfocia nel puro inferno visivo. Qui il film raggiunge, per me, il climax dell'horror: crudeltà, splatter, intensità e terrore si fondono fino a generare un'esperienza disturbante come poche altre. È un episodio che non solo inquieta, ma che travolge emotivamente, quasi obbligando lo spettatore a coprirsi gli occhi.

Dietro la macchina da presa troviamo Timo Tjahjanto, regista indonesiano già autore di opere come Macabre e May the Devil Take You, una figura che sa muoversi con sicurezza in questo campo, unendo al gusto per l'estremo una straordinaria capacità di creare atmosfere viscerali, realistiche e assolutamente terrorizzanti. La sua mano rende "Safe Haven" un episodio di culto per chi ama l'horror senza compromessi, come il sottoscritto.

La visione mi ha anche riportato alla mente atmosfere e suggestioni di alcuni videogiochi, in particolare Forbidden Siren, sia per la costruzione dei personaggi sia per certi dettagli sonori.
In questo senso, "Safe Haven" dimostra come il mockumentary possa andare oltre il semplice espediente stilistico e trasformarsi in un vero veicolo di terrore viscerale.

Ho notato come in queste (poche) produzioni di diversa matrice multimediale - cinema, videogiochi, manga e anime - emerga la volontà di mantenere viva una certa ricercatezza dell'horror estremo, viscerale, quasi indicibile, capace di scuotere davvero le profondità dell'inconscio. È un approccio che si contrappone all'inquietudine più accomodante dell'horror moderno di stampo quasi esclusivamente americano, confezionato per un pubblico generalista e vincolato a un'accettazione morale riconosciuta. Un grande peccato, perché questa tendenza porta inevitabilmente a limitazioni e a una conformità rassicurante che mal si sposano con l'esplorazione autentica delle nostre paure più oscure.