CyberWYX 9 / 10 24/09/2025 23:28:49 » Rispondi La Montagna Sacra (commento scritto di pancia, non potrebbe essere altrimenti).
Mi ha travolto soprattutto per le sue scenografie, che non sembrano soltanto ambientazioni ma vere visioni pittoriche di un visionario qual è Jodorowsky: ogni inquadratura potrebbe restare appesa a un muro come un quadro che respira e ti guarda.
E' un film che all'inizio spiazza, quasi respinge e annoia, con la sua critica alla religione espressa in simboli criptici e non, tipica figlia degli anni '70 e delle sue volubilità hippie, tant'è che stavo quasi pensando di mollarlo o spezzarlo in vari episodi tanto gli sconcerti e gli interrogativi.
Con l'arrivo dell'Alchimista la materia si trasforma (non potrebbe essere altrimenti): improvvisamente la narrazione si muta in un laboratorio di allegorie, si percepisce con forza l'attualissima oligarchia dei ricchi che tutto dominano, l'eco dei vari peccati capitali e sociali, un riflesso di quell'epoca che riverbera nel periodo che viviamo. Pare che le tecnologie cambiano ma gli interessi restano uguali e le malattie di quella società continuano a pulsare nelle stesse ferite.
Mi hanno fortemente colpito i momenti grotteschi, quelle scene in cui la violenza si rivela già finzione, come i corpi squarciati che rilasciano insaccati, il sangue che zampilla dai visibili tubicini, effetti speciali da cinema di serie Z, la finzione che richiama la reale finzione a cui assistiamo ogni giorno quando sbadatamente guardiamo la TV: un orrore costantemente filtrato, truccato, manipolato. Ho sentito in quel gesto una critica diretta all'informazione stessa della televisione, che ci mostra una finta realtà senza mai restituirla per com'è davvero.
È un film adulto per adulti e non si lascia guardare passivamente: va vissuto e rivissuto. Alla fine, quando rompe la finzione, ho provato un brivido: come se il vero percorso verso l'immortalità, verso qualcosa di superiore, fosse non restare nello schermo ma andare oltre, nella realtà. È lì che il film lascia il suo segno più profondo, un invito a guardare la nostra società, i nostri desideri, i nostri mostri, un invito a muoversi per davvero anzichè lasciare all'opera cinematografica il compito di farci sentire migliori solo perchè abbiamo capito cosa c'è da fare. E questo fare non arriverà mai.