Filman 9 / 10 19/10/2025 11:58:20 » Rispondi ONE BATTLE AFTER ANOTHER non è uno di quei film di cui si può dire, inequivocabilmente, già oggi che sia un capolavoro. Ma è uno di quei film di cui, tra cinque o dieci anni, si dirà probabilmente che sarà stato una delle più incisive rappresentazioni dei tempi che corrono o quantomeno un plastico tentativo di cogliere quei movimenti intestini, interni alla politica, alla coscienza delle persone e ai comportamenti della società, che noi tutti avvertiamo anche se non possiamo vedere o toccare. Non si tratta di trumpismo ma del risultato delle politiche populiste e della indifferenza collettiva che ha permesso l'accrescimento del potere dei cosiddetti suprematisti bianchi (o neonazisti che dir si voglia), il quale non si tramuta necessariamente in dittatura preventiva bensì in controllo e totale libertà di prevaricare da parte delle forze armate all'interno di un mondo che viene lasciato libero di essere non-binario, clandestino, eccetera. Un mondo che viene lasciato libero di essere sopraffatto oppure odiato. E pertanto, a contrapporre queste élite ridicole, con nomi assurdi e password ridicole ci sono questi ribelli ridicoli, con nomi assurdi e password ridicole. Entrambe le fazioni vivono nell'ombra, passano dai tunnel, dai passaggi segreti, tutti sono come degli insospettabili e infiltrati agenti segreti. La vera grande pecca di Paul Thomas Anderson in questo film è forse questa: con tutto questo materiale pronto ad offrire una storia a metà tra la realtà e l'immaginazione, unita alla paranoia pynchoniana, forse potevano esserci ancora più assurdità e surrealismo. Ovviamente, c'è da dire, un film come Inherent Vice non sarebbe arrivato alla stessa maniera e la priorità per un film così d'attualità era questa, senza dubbio. Quindi c'è tutto il melodramma, una storia d'amore bellissima e raccapricciante allo stesso tempo, il personaggio ambiguo di Sean Penn (la sua migliore interpretazione di sempre, si può dire). C'è il rapporto tra padre e figlia, ovvero il confronto generazionale di chi ha compiuto la rivoluzione (Di Caprio) e che prova a stare al passo con i suoi risultati (la figlia), spesso non capendoli. Ci sono tantissime idee e c'è un inseguimento stradale che decide di riprendere le strade come non sono mai state inquadrate prima.
Si è partiti con Civil War e si va per Eddington. I grandi autori hollywoodiani stanno sforando i budget per portarci questi film sulla crisi della democrazia occidentale. E' giusto prenderne atto, non solo perché sono i film che rappresenteranno i nostri giorni in futuro, ma anche perché l'arte funge sempre da lucida istantanea della società.