muSe 9½ / 10 06/03/2006 15:05:29 » Rispondi Boxe shot ..per me?? numero uno! come direbbe Dan Peterson si parte già con una riflessione che spiana la trama e la direttrice per tutto il film "mi è capitato di combattere contro molti avversari ma c'è un avversario contro il quale non avrei mai combattuto,nessuno sà mai quanto profonda sia una cicatrice o quanto vicina all'osso, Frank le conosceva tutte" La voce è quella di Morgan Freeman ritiratosi da pugile suonato con un occhio perduto in un combattimento atto ad assottigliare la differenza tra lui e il mitico Ray Sugar. "Volevo arrivare a 110, quello fu il mio 109° incontro" Ok, sogni spezzati, ferite che si aprono sul sopraccigilio e nell'anima, ma anche andare bene vuoi raggiungere Ray a 200? Impossibile. Incontro numero 109 a San Bernardino, tipica cittadina americana di provincia, razzista e fanatica, unico scopo della riunione: ,MASSACRARE I NEGRI ! Frank stava là a rattopparlo a tirarè su pezzi di ciccia tumefatti. Parte con tale personaggio ridotto a togliere sputi dal pavimento in una lurida palestra di quartiere metropolitano il più interessante e profondo film degli ultimi anni. Frank è un personaggio straordinario, immenso nel descrivere una poesia che non c'è più, morta tra le quattro corde di un ring e fuori con una figlia legittima che non ha mai avuto la possibiltà di amare. La partenza potrebbe anche lasciare adito a paragoni, il vecchio leone che allena la giovane promessa impaziente di ottenere al più presto la title shot, promessa cresciuta alle sue beghe, i suoi capricci e i suoi consigli. Nell'intreccio iniziale appaiono dei personaggi magnifici ognuno caricatura di un prototipo di pugile differente, Chanel dal gancio sinistro capace di abbattere un carro armato ma col cuore piccolo come una noce e Danger ritardato ma pugile tutto cuore. Bellissimo Danger, grande invenzione. Rispettando gli stereotipi, Frank si presenta come un duro dal cuore tenero, maltratta chi non segue i suoi consigli e cerca di farsi una cultura col gaelico. Ecco che in tutto il contesto appare Maggie, personaggio fin troppo facile da collocare nella storiografia, insoddisfatta di aver trascorso 31 anni della sua vita tra i tavolini di un bar e con una grande passione per lo sport più bello del mondo. L'America è il paese delle occasioni giusto? Lo diceva sempre Apollo, ma qui non scherziamo signori, una ragazza in una palestra per uomini, la palestra di Frank, senza una minima esperienza, una ragazzaa?? Il pugilato delle donne negli USA è lo specchiettino delle allodole per quello degli uomini, chi se lo vede negli States sono gli ultrafanatics, se tu vai negli USA e fai un sondaggio molti risponderanno che tutti si vedono il pugilato maschile e qualcuno il pugilato femminile, ma nessuno ti dirà mai di seguire solo il pugilato femminile, perchè? facile, perchè c'è vera lotta ma non c'è vera violenza e agli americani piace violenza e sangue. Non è un caso se il 91% ha recentemente dichiarato di odiare visceralmente gli incontri che si chiudono ai punti, tutti vogliono il Knock out, eppure gli incontri ai punti durano anche di più! C'est la vie. Insomma per le donne non esiste vero business, non girano soldi e la stessa Laila Alì fu un fuoco di paglia a suo tempo. Ok gli stessi dubbi che vengono a Frank, insomma perchè mettersi ad allenare una donna, quando hai già il potenziale campione del mondo dei massimi da coltivare? Dubbi legittimi. Ma come sempre succede, l'aspirante al titolo lascia il nostro eroe sul più bello, cioè è chiaro che quando arrivi ad un punto i sentimenti stanno a zero, ti arriva il manager con le fodere delle tasche piene di grana a contratti e ti dà la title shot subito. Beh solo un pazzo rifiuterebbe e Frank non l'accetta, l'esperienza è rimasta a 30 anni prima, ci vuole la soluzione estrema, prendersi sotto l'ala protettrice proprio quella ragazza non tanto per farla diventare una campionessa quanto per coltivare quantomeno la sua speranza di togliersi la soddisfazione di imparare bene quello che più le piace, ciò che le dà una vera ragione per vivere. De Amicis, si direbbe, non avrebbe potuto fare di meglio, e tu vedi che la ragazza stende giù le avversarie, grassone, moicane, tutte col sedere al tappeto in pochi scampoli di partita e qualcuno comincia a crederci. Beh Frank è il migliore, e il gancio destro arma letale, si può fare l'inciucio. L'ambientazione non è delle migliori, cioè non si vedono mai rings fastosi come in Rocky, tutti luridi tuguri dalle luci basse, che ricordano molto la palestra dove Rocky combatteva i suoi primi incontri, ma poco importa. La storia non ha niente da invidiare a molte narrazioni pugilistiche del passato, qua Clint stabilisce un giusto compromesso tra dentro e fuori, ci sono i personaggi giusti e le considerazioni giuste, sempre senza andare sopra le righe, niente baracconate o ipocrisie, realtà nuda e cruda. Applausi per lui. Tutto magnificamente curato. Anche per trovarle incontri decenti, vista la pochezza delle avversarie, il vecchio allenatore è costretto a guardare in fondo alla cassaforte, corrompere organizzatori, addirittura passarla di categoria, come dice stesso il film questo è un rischio. E' un rischio perchè anche passare dai leggeri ai welter comporta un aumento in peso, questo va mantenuto e per fare questo il tipo di allenamento cambia radicalmente, biologicamente il corpo umano subisce uno stravolgimento, la massa muscolare aumentata. Ma il miracolo avviene e Hillary, dopo aver asfalato altre avversarie, ottiene la chance contro la campionessa Blubehr. Senza tanti fronzoli si arriva al match, anche qua è bellissimo, si parte dal decidere se andare nella città delle luci in aereo o in macchina, se portare anche Freeman in veste non tanto di suggeritore ma per sentirsi anch'egli in parte casomai dovesse realizzarsi l'impresa. e cribbio, le chances c'erano tutte, tu vedi Bluberry che vince incontri a testate e scorrettezze, questa è una cosa allucinante, non l'ho capita, a mio avviso era molto meglio farla apparire come una vera campionessa che di fronte allo spettro del KO nel momento decisivo rifila un colpo basso. Questo sicuramente non dà una bella immagine al pugilato femminile. Ed infatti finisce come doveva finire, la Maggie vince di misura le prime due riprese per poi affondare colpi pesanti nel terzo round e mettere quasi il sigillo sull'incontro. E qua è l'inizio della fine, niente luci e niente gloria, uun vigliacco colpo della Behr a round suonato e avversaria di spalle costringe Maggie ad una rovinosa caduta sullo sgabello. Trauma commozioni e quant'altro. Si spengono i riflettori ma questo è assurdo. Chiaramente non si sarebbe potuta snodare la seconda parte del film senza questo vergognoso incidente, ma a chi si può dare a bere una cosa del genere? che insegnamento per i giovani? voglio dire,effettivamente le cose stanno così, se sei il campione, tu puoi accoltellare l'avversario, ti squalificano e rimani comunque campione, buonanotte al secchio, è così, da sempre per vincere la cintura devi sconfiggere (senza scorrettezze) il campione che a sua volta può fare ciò che vuole. Idiozie regolamentari della boxe!!! fischi fischi fischi per Gerard O' Connell yankee di origine irlandese che nel 1918 regolamentò in disciplina. quasi 100 anni e siamo sempre lì!! Finisce tutto per le persone che si erano strette attorno a Maggie , col cuore, con la speranza di una ragazza, non più giovanissima, di realizzare un sogno. Per Frank e Scrap c'è ancora da fare, cominciano i rimpianti, comincia soprattutto la fase che inevitabilmente si chiuderà con la morte. Cruda la seconda parte quindi, ambientata in ospedali e centri di riabilitazione, alle prese con la speranza di un miracolo che non ci sarà. Niente eroi, nessuna certezza se non quella di una vita stroncata, e Frank tenta il salvabile, ha salvato pugili, tagli, ematomi, ma non c'è niente che può fare se non strappare Maggie dalle grinfie di una famiglia troppo brutta per essere vera. Molti pugili agli albori acquistano cattiveria e quella lucidità tipica del killer perchè figli di un passato di miseria, di privazioni di soprusi e di solitudine. Maggie è diversa, cresce con una famiglia alle spalle, di un cinismo e un'insensibilità da far rivoltare lo stomaco agli spettatori che cercherà fino all'ultimo di scucirle di dosso anche quel minimo di dignità che aveva fatto tanto per guadagnarsi. Fortunatamente fallisce. La scelta di Frank di staccare il respiratore è un'inevitabile conseguenza di un film triste dal finale ancora più triste, una scelta controversa ma che restituisce al vecchio allenatore la consapevolezza di aver terminato in vita sua un qualcosa senza rimpianti. Scrap lo sà, ne ha viste tante, rimane con lui fino all'ultimo. Dove andrà Frank? Nessuno lo capisce e mai si saprà, sicuramente lontano da un mondo del pugilato a cui non appartiene, privo di valori , di codici d'onore. Ha già dato