IL CODICE DA VINCI regia di Ron Howard

Strano destino quello di questa megaproduzione.
Strombazzato come il film-evento della stagione, tratto dal long seller omonimo, affidato ad un regista affidabile nella sua mediocrità e interpretato dalla star dell'ultimo decennio, il baraccone scontenta (quasi) tutti.
Il cinefilo non potrà non notare la struttura acchiappaspettatori, con ridicoli colpi di scena continui, e il solito doppio finale; le 'menti semplici' non verranno coinvolti dalla faticosa e assurda vicenda 'fantamistica' e si annoieranno mortalmente.
Misteri metafisici della mente umana, ma non del marketing, il film continua a sbancare il botteghino, e tutti si recano con i loro poppicorn a sorbirsi il bibitone.
Il Beautiful religioso funzionerebbe meglio alla televisione, dove ogni dieci minuti verrebbe interrotto, per rimandarci al giorno successivo col dubbio che il colpevole non sia, come sempre, il maggiordomo. Chissà se fra dieci anni non ce lo propineranno pure là.
In tal caso sarebbe 'così così solo se non paghi' (il canone).