Macs 6 / 10 18/04/2009 23:47:05 » Rispondi Film dalla costruzione molto confusa. La trama non è chiara ed è resa in modo alquanto approssimativo. Dò la sufficienza perché alcune scene mettono una paura santa.
1) Chi è il bimbo che chiude Laura nel bagno, con una violenza inaudita e chiudendole fantozzianamente le dita nella porta? Perché mai se è Simon si è messo la maschera?
2) Questi benedetti fantasmi erano concreti o spirito? Perché nella scena di Laura adulta che fa 1-2-3 stella, un fantasmino le mette la mano sulla spalla e sembra molto solida. Dunque, erano davvero fantasmi o erano in carne e ossa, magari un po' decomposte?
3) Che ca.cchio succede alla fine? Perché Simon è un fantasma come gli altri? Gli altri erano fantasmi perché dovevano vendicarsi, ma lui non è stato ucciso, è caduto dalla scala no? O no?
4) Perché l'adorabile vecchietta va a trovare l'allegra famigliola? Se voleva solo andare nella rimessa per rimuovere i corpi (e perché mai, poi? Chi li avrebbe mai trovati? E anche li avessero trovati, come potevano risalire a lei? Bah), perché mai si è annunciata in pompa magna? Poteva andarci di soppiatto senza avvisare nessuno. No? Mica aveva bisogno di farsi dare le chiavi della rimessa da Laura. E non era nemmeno venuta per uccidere Simon o portarlo via. Alla vecchia non fregava nulla di Simon.
5) Come faceva la vecchia a avere quella cartella con tutti i dati di Simon? Non era un'assistente sociale, né Simon ha nulla da spartire con il gruppo di bimbi-fantasimini, che infatti risalgono a 30 anni prima (questa incongruenza è proprio grossa).
6) Ok, alla fine Laura si uccide con le pasticche per stare vicino al figliolo. Ben fatto. Ma, perché nell'ultimissima scena c'è una lapide in cui si ricorda Laura e Simon (e questo è ok), ma sotto ci sono anche i nomi degli altri 5 fanciullini deceduti? Se la lapide l'ha messa il marito o chi per lui, per ricordare moglie e figlio, perché ha inserito anche i nomi degli altri furfantelli? Bah.
Macs 18/04/2009 23:48:03 » Rispondi Dimenticavo... grazie mille in anticipo se qualche anima pia si prende la briga di chiarire qualcuno dei miei dubbi ;)
laconico 30/04/2009 01:08:50 » Rispondi Ciao! Senti, io provo a dare qualche risposta... ma il mio invito, in questo genere di films, è sempre quello di porsi poche domande e di abbandonarsi anche a qualche perdonabile incongruenza (sempre che non le facciano troppo grosse). ;-)
1) la mia idea (ma è solo la mia idea) è che quel bimbo fosse proprio Simon, esacerbato dal precedente scontro con la madre. Perché aveva la maschera? Perché l'aveva trovata nella "casa di Tomàs" che voleva far vedere alla madre prima che lei lo schiaffeggiasse. In questo indubbiamente indirizzato dall'entità fantasmatica del bimbo deforme (il sovrannaturale c'è e non si può togliere, che piaccia o no).
2) credo che i fantasmi si materializzino, all'occorrenza. Succede in tutti i films horror... perché non può succedere in questo? :-p Insomma, se un ectoplasma vuol farsi sentire può ben farlo esercitando una pressione sulla spalla del malcapitato di turno, no?
3) i fantasmi (ora non è che sono un "fantasmologo", vado per intuito) non sono mica solo quelli che devono vendicarsi. Gli esperti dicono che le anime che non sanno distaccarsi, per svariati motivi, dalle cose terrene indugiano in questo mondo. Ora Simon era morto comunque di morte violenta, indirettamente ucciso dalla madre, quando ha richiuso lo sgabuzzino, ma di certo non ha nulla di cui vendicarsi. Mi pare evidente che gli altri bimbi abbiano "adottato" Simon (che aveva il dono di vederli già quando era in vita) e lo abbiano tenuto con loro.
4) effettivamente la vecchia poteva fare le cose senza troppe cerimonie... ma probabilmente voleva accertarsi della situazione in quella casa. Probabilmente lei temeva proprio che le anime dei bimbi potessero portare a scoperchiare il segreto dell'orfanotrofio... ma io penso forse semplicemente che lei sia tornata in quella casa per nascondere i sacchi con i corpi inceneriti dei bambini e per prendersi la chiave che apriva quella specie di forno e che infatti aveva al petto quando è stata investita.
5) a questo non saprei rispondere, effettivamente resta un punto oscuro. Diciamo che i dati poteva procurarseli, non era assistente sociale ma era pur sempre addentro all'ambiente. Però in effetti non capisco a che pro fare quell'incursione. Forse per dissuadere, carte alla mano e spacciandosi per assistente sociale, i due dall'aprire quella casa-famiglia? Se li avesse dissuasi, il segreto dell'orfanotrofio sarebbe rimasto tale. Non so, è la prima cosa che mi viene in mente.
6) forse perché era un uomo molto caritatevole e, dal momento che la vicenda dei bimbi uccisi era venuta alla luce, lui ha voluto donare cristiana sepoltura anche alle ceneri dei bambini... anche considerando che erano stati i compagni di gioco della donna e che lei si era battuta così tanto per fare luce su quella vicenda. Credo che alla fine il marito avesse preso piena consapevolezza dell'intera vicenda e non abbia voluto separare ciò che la morte, sia pur in epoche diverse, aveva unito.
Non so, ci ho provato, tutto sommato queste risposte mi sembrano accettabili... nel limite di quanto possa essere accettabile, è ovvio, un film di questo tipo, in cui la fantasia travalica l'esperienza sensibile e il dato concreto. Va preso così. Comunque per me è un bel film, come ho riportato nel mio giudizio qui sopra. Ciao!! :-)
Macs 01/05/2009 12:11:07 » Rispondi Grazie per le tue risposte. Vedo che hai dato un voto molto alto al film. E' vero, bisognerebbe passare sopra a qualche incongruenza. Però la mia è deformazione professionale, in quanto studio e scrivo di horror (prevalentemente letteratura). Ti dico una cosa: quando un film presenta delle scene di soprannaturale, è legittimo che esse non siano spiegate (il soprannaturale è appunto sopra-naturale, quindi non deve avere spiegazioni naturali o logiche). Ma in ogni film horror ci sono anche scene non soprannaturali, nelle quali non ci si dovrebbe nascondere dietro al "clima" soprannaturale del film come alibi per giustificare le cose più illogiche. Un film horror fatto veramente bene non dovrebbe rinunciare alla logica, quando essa è pertinente. Ti faccio un esempio: "The Ring" è un film infarcito di soprannaturale dall'inizio alla fine, ma nel suo sviluppo e nella sceneggiatura segue una logica ferrea, che domina tutte le scene realistiche. Poi è chiaro, quando compare Samara fuori dal pozzo nessuno si aspetta che agisca in modo logico (e nemmeno che esca da una televisione è molto "naturale"), ma le reazioni al soprannaturale degli altri personaggi, i modi in cui si comportano e la logica delle loro azioni, sono perfettamente plausibili. Lo sfondo realistico è fondamentale affinché poi la comparsa del soprannaturale risulti efficace, come insegna il buon Lovecraft. Che ne pensi?
laconico 01/05/2009 18:09:51 » Rispondi Ciao Macs, naturalmente la tua osservazione non fa una piega, è (direi) filologicamente (oltre che logicamente) corretta... ma, come sosteneva Ionesco, "la filologia conduce al peggio". Bazzico anch'io l'ambito critico-letterario e il fantastico (non necessariamente horror) è una delle mie passioni ma ho anche una solida formazione universitaria storico-artistica, da cui ho tratto l'attitudine alla fruizione emozionale e impressionistica di un'opera d'arte. Vale a dire osservare l'opera e viverne il portato emotivo senza troppe sovrastrutture. Non è ovviamente un insegnamento propriamente accademico (e se lo sapessero i miei ex-professori mi ripudierebbero), ma è ciò che ne ho tratto io individualmente. Esistono insomma due livelli di fruizione: il primo, quello che ti ho appena descritto e il secondo, quello tecnico-analitico (fondamentale per ogni seria critica d'arte) grazie a cui si scrivono libri di critica meravigliosi. Ma la bontà del secondo livello, secondo me, non esclude il valore del primo. Certo qui non ci troviamo di fronte ad un'opera del Pontormo o di Caravaggio... ma il cinema è pur sempre un'arte visiva. In certi casi (e mi rendo conto di fare un ragionamento estetizzante) bisognerebbe fermarsi al primo livello, e accontentarsi. Almeno in sede di giudizio dilettantesco. A questo mi riferivo quando invitavo a godere emotivamente di una pellicola senza troppi puntigli. Giustissima però anche l'esigenza di andare a fondo nell'analisi per trarne un giudizio più strutturato. In sostanza, fermandomi al primo livello di fruizione non posso condividere la tua acribia razionalistica, viceversa andando oltre (al secondo livello) la trovo legittima, per cui ho provato a dare una spiegazione (secondo il mio punto di vista) ai tuoi interrogativi. Credo che, fatto salvo forse un caso (o mezzo), tutto mi sembra spiegabile, quindi logicamente plausibile. Sinceramente non ho trovato molte illogicità in questa pellicola, contrariamente a parecchie altre di questo genere. Comprendo, del resto, la tua esigenza di realismo come sfondo per la credibilità di una storia sovrannaturale, quindi irreale. Non solo Lovecraft ma anche, prima di lui, Poe e Freud propugnavano che lo scarto fantastico fosse collocato in un contesto perfettamente e logicamente credibile. E potremmo persino coinvolgere lo scorbutico Kant secondo cui la "fantasticheria" altro non è se non un "sognare secondo principi (vaneggiare con la ragione)". Mi pare comunque di capire che le spiegazioni del mio spoiler non ti convincono ancora del tutto. E, in effetti, non ne avevano la pretesa, essendo puramente soggettive visto che, come ammoniva Sant'Agostino, non bisogna cercare fuori di sé, "la verità alberga all'interno dell'animo umano". Ma io preferisco sempre il caro Charles (Baudelaire) e il suo ossimoro: "Il buon senso ci dice che le cose della terra non esistono che ben poco, e che la vera realtà non è che nel sogno". Geniale, no? Ho visto "The ring" molti anni fa, e la mia memoria di questo film si è sbiadita, purtroppo. Ricordo però che mi piacque... sempre relativamente alla sua fruizione impressionistica. Non so se sia un bene o un male ma io conservo sempre quest'attitudine all'evasione dal dato plausibile (almeno quando svesto i panni del critico letterario e mi dedico ai miei hobbies), sarà perché "j'ai tellement la haine du commun que la verité m'ennui"... e stavolta ho rubato le parole a Barbey d'Aurevilly, non me ne vorrà, siamo sodali! :-) Grazie a te per la tua contro-risposta. Ciao!
Macs 12/05/2009 13:59:00 » Rispondi Comprendo perfettamente il tuo punto di vista, e ti dico anche che ti invidio. Mi spiego meglio: sei davvero bravo se riesci a tenere separati i due livelli di cui parli. Io non ci riesco. Ossia, non sono in grado di tenere distinti il livello "logico" da quello di fruizione "emozionale" di un'opera d'arte (parlo di testo letterario o cinematografico, perché per fortuna, nonostante c'è chi mi voglia indurre anche a quello, la musica la vivo invece unicamente come svago e non come oggetto di studio: ebbene sì, W gli 883 :)). Nel momento in cui un film o un'opera letteraria non mi appaiono ben costruiti, sceneggiati, logicamente coerenti nelle loro parti, non c'è niente da fare, anche il piacere "emotivo" che ne posso derivare è compromesso. Si, ok, anche in "The Orphanage", per esempio, c'è qualche scena che mi ha provocato paura e il sano e autentico "brivido": ma è l'emozione di un momento, dura lo spazio di una scena, perché una volta passata l'impressione immediata, inizio di nuovo a "sovrastrutturare". Invece se il film (cito il caso di "The Ring" perché l'hai visto anche tu, ma potrei menzionarti anche "La Cosa", oppure... "La Casa" :)) si mantiene costantemente a un elevato livello di coerenza per tutto il suo svolgimento, ne giova anche la DURATA dell'effetto "perturbante" della singola scena "paurosa": essendo convinto della validità strutturale del film, è come se per me l'effetto estetizzante "pauroso" di cui giustamente parli, si protraesse molto più a lungo. Sono portato a dare più fiducia a quello che vedo, ad accreditare le scene paurose per più tempo, insomma a lasciarmi coinvolgere molto di più anche sul piano emotivo. Questa è, in sintesi, la mia personale e soggettiva "fenomenologia" della fruizione di un'opera d'arte del fantastico. Nei racconti che scrivo provo sempre a conservare questa logica architetturale nel modo più ferreo possibile, convinto come sono che a giovarsene non sia esclusivamente il profilo "logico" dell'opera, ma anche quello emotivo. Come vedi, per me è impossibile tenere separati i due piani. Ora la mia curiosità è forte: tu come fai? :)