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BASTARDI SENZA GLORIA regia di Quentin Tarantino

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frine     9 / 10  12/10/2009 01:27:07 » Rispondi
Un'apertura magistrale, impeccabile, un pezzo da antologia. Sullo sfondo di una campagna francese vibrante e generosa, che produce buon latte e belle innocenti fanciulle, si profila inesorabile il Demonio. Astuto e dantescamente loico, perfino cortese, ma spietatamente determinato. Tensione da brivido per una tragedia annunciata, ma pregustata attimo dopo attimo dal crudele aguzzino.
Questo il primo capitolo. I successivi rasentano la perfezione, ma non la raggiungono perché qualcosa è stato sacrificato. Si avverte qua e là l'assenza di segmenti di storia che il regista avrebbe voluto inserire, per poi decidere di rinunciarvi. Ad esempio, non sapremo mai perché Aldo, il capo dei Basterds, rechi sul collo i segni di un tentativo non riuscito di linciaggio. Così come non sapremo perché il feroce segugio nazista rinunci a perseguitare quella che dovrebbe essere la sua vittima designata, l'enigmatica Shosanna, pur avendola palesemente riconosciuta.
Gli appunti sono comunque minimi, se si considera che Tarantino ci propone una storia stupefacente per originalità e potenza di impatto visivo. E riesce anche ad imbarazzarci, con il suo personalissimo approccio al tema del conflitto bene/male: già perché i buoni qui non esistono. Nessuno spazio per amore pietà o per qualsiasi altro 'buon sentimento'. L'unica discriminante è fra cattivi che si battono per una giusta causa e cattivi che perseguono una causa perversa.
Sarà compito dello spettatore individuare, in modo del tutto soggettivo, qualche personaggio capace di catturare un po' di simpatia. Personalmente opto per il proiezionista Marcel, pronto al sacrificio per amore e non per odio, e per il giovane padre di famiglia Wilhelm, coinvolto suo malgrado in un micidiale groviglio di complotti, equivoci e bugie.
La vicenda si svolge tra un susseguirsi di contraddizioni intenzionali e di situazioni quasi grottesche, in un continuo accumulo di citazioni (evidente il richiamo a "Quella sporca dozzina" di Aldrich) e autocitazioni ("Le iene" e non solo). Ad un certo punto finalmente capiremo che il racconto è solo il frutto dell'immaginario cinematografico dei protagonisti, che fanno del cinema stesso lo strumento principe della rivolta contro il mostro nazista.
Non mi addentro oltre per evitare lo spoiler. Qualche ulteriore nota di merito va ai magnifici dialoghi e all'intrigantissima colonna sonora, che si conclude con un dichiarato omaggio a Morricone e alla sua danza del Sud da "Allonsanfan" dei Taviani.
Ottima la recitazione, nulla da dire sul premio assegnato a Christoph Waltz che non a caso.....è il cattivissimo nazista.