Ciumi 8½ / 10 09/11/2009 11:39:19 » Rispondi Parte quasi fosse un film dell’orrore, pervaso da un mistero che terrorizza e seduce: una videocamera che penetra in una casa, di notte, quando le mura si colmano di tenebra (impressionante la trasformazione che il regista riesce ad attuare all’appartamento da diurno a notturno), sino alla camera da letto, filma Fred e Renee mentre dormono; svanisce, non lascia impronte, viene recapitata una cassetta ogni giorno che mostra uno spezzone in più del filmato.
Poi qualcosa succede: il magma lavico d’irrealtà di Lynch si propaga, erutta il mistero in un moltiplicarsi di soluzioni enigmatiche e di personaggi ambigui, le personalità dell’omicida si trasfigurano, divengono molteplici, in una vicende che s’intrica, piuttosto che risolversi, attorno all’ora di un delitto.
Una prospettiva plurima in chiave surrealista che può essere accostata in qualche modo al corto capolavoro (e pressoché sconosciuto) della Deren “Mashes of the afternoon” (1943).
Le strade perdute sono quelle dell’identità e del reale, percorse e ripercorse da due fari nella notte, che fanno da spola ai luoghi dell’inconscio e della visionarietà.
Con questa pellicola Lynch preavverte molti dei temi di “Mulholland drive”, quali lo sdoppiamento delle personalità, l’amalgamarsi dell’una dentro l’altra, il risolversi (?) dell’enigma seguendo gli indizi dell’insolito; o il perdersi tra le invisibili tele analogiche del verbo surrealista.
p.s. La “Song to the Siren”, qui in versione non originale, che si può ascoltare in una delle sequenze più suggestive della pellicola, è di Tim Buckley (padre di Jeff), a mio parere uno dei cantautori più ingiustamente ignorati della storia della musica.
Ciumi 05/06/2010 16:59:17 » Rispondi Chi? Bulldog? Te lo sei perso ancora? Ok, se vedo un pelato con la camicia che si butta per terra te lo faccio sapere.
amterme63 14/11/2009 18:57:51 » Rispondi Ah Tim Buckley! Ho cominciato da circa due anni ad ascoltare in maniera approfondita la musica "moderna". Dopo che uno si è perso nell'universo sonoro di Mozart, sentito le fortissime passioni a volte disperate di Beethoven, l'utopia razionalista di Bach, fa un po' effetto sentire i gruppi Metal, gli Hardcore americani, le New Wave disperate. Però sì, è Musica anche quella. Comunque il massimo della musica "moderna" è stato raggiunto negli anni '67-'73. Veramente allora i musicisti si sono lanciati all'arrembaggio nello scibile sonoro, guidati dalla lampada della libertà assoluta, della ricerca del massimo della profondità, del sentimento, del significato che il suono può esprimere. Ci hanno riportato indietro delle perle sonore incredibili, hanno sintetizzato in arte scintille di universo umano indimenticabili. Fra tutti, quello che è andato più oltre è forse stato Tim Buckley. Tutte le volte andava sempre più in là, in zone sempre più orribili, sempre più inesplorate, sempre più "pericolose", ma incredibilmente profonde e affascinanti. Alla fine poi è rimasto imprigionato e non è più riuscito a ritornare- Riusciva poi a riportarci perfettamente le sue esperienze grazie a uno strumento perfetto che era la sua voce. Ti giuro, Ciumi, Tim Buckley è in assoluto il cantante più bravo in assoluto della seconda metà del 900 (almento secondo me). Modulava su, giù, allungava, distorceva i suoni, insomma un'arte incredibile, insuperata. "Starsailor" è un'insuperato monumento artistico. "Lorca" non è da meno. Ciao Ciumi, scusa ma il tuo accenno a Tim Buckley mi ha "sturato" l'animo e non sono riuscito a fermare le dita sulla tastiera.
Ciumi 15/11/2009 11:37:49 » Rispondi Incredibile, hai detto le stesse cose (molto belle) che avrei voluto dire anch’io, non saprei nemmeno cos’altro aggiungere. In questo caso sarebbe quasi come replicare a me stesso. Ah ecco, solo una piccolezza: al pari di “Lorca” e Starsailor” io metterei anche “Happy Sad”. Un’estasi d’emozioni quasi sussurrate, pervasa dai silenzi (Love From Room 109 At The Islander), da un'angosciosa malinconia (Dream Letter), da urla selvagge (Gypsy Woman). Probabilmente Buckley non si era ancora spinto oltre, come dici giustamente tu, non aveva ancora raggiunto quella dimensione cosmica, quell’oceano d’astri che egli andava ricercando. Era ancora un “marinaio delle stelle”, che seguitava a lasciarsi trasportare da quell’acque, a tratti, ancora docili. Ma in questa sua contemplativa ricerca il suo navigare mai è stato tanto simile ad un volo.