LukeMC67 7 / 10 04/12/2009 10:57:42 » Rispondi Si ride, si ride molto e si ride in tutte le varie sfaccettature possibili del riso: da quello più sguaiato a quello più amaro. Basterebbe solo questo per dire che il film vale la pena di essere visto. Approfondendo un po' di più ho individuato pregi e difetti. Comincio da questi ultimi. Il film manca di pretese: non è una "commedia all'italiana" in senso classico e temo che la sua comicità sia difficilmente esportabile. Peccato perché gli autori hanno dimostrato che si può far ridere per due ore senza scivolare mai nel triviale e mantenendo una intelligenza di fondo ben viva. E' mancato il "salto" dall'onesto prodotto simil-televisivo al "cinema-cinema": va visto quindi come un buon "instant-movie", nulla più. Speriamo che Zalone e Nunziante, forti del meritato successo di questa operazione, decidano la prossima volta di "osare". Altro lato negativo del film: la eccessiva superficialità con cui sono stati tratteggiati i personaggi comprimari della vicenda. Anche qui peccato perché di spunti ce n'erano a bizzeffe e gli attori avrebbero potuto fare pure loro il "salto" dalla macchietta al personaggio, ma forse ci ha messo del suo l'esordiente regista. Peccato perché, come sanno tutti i grandi autori di commedia, spesso i personaggi di contorno possono essere più determinanti del protagonista per la riuscita della commedia stessa!
Venendo invece ai pregi del film, oltre alla sua (di questi tempi davvero rara!) capacità di "reggere" per due ore la vis comica e oltre alla piacevole sorpresa di un Checco Zalone davvero irresistibile soprattutto nella sua prosemica fisica (speriamo proprio che sia notato da qualche "personalità" del cinema in grado di tirar fuori tutta la profondità della sua esuberanza), senz'altro c'è l'intelligenza dell'operazione che fustiga in maniera severa il principale malcostume italiano attuale: il razzismo declinato in tutte le sue forme. Zalone e Nunziante non abbassano mai il tiro e vanno dritti al nocciolo della questione: il nostro Paese si sta suicidando per ignoranza, paura, incapacità di confrontarsi, di mettersi in gioco e per una cultura che è diventata autoreferenziale in maniera imbarazzante. Esemplare la scena della manager discografica che intuisce il talento del ragazzo pugliese nella sua assoluta mediocrità vitale che, poi, in effetti, "sfonda" (meditate, pubblico, meditate...). Gli autori se la prendono in particolare con i due tipi di razzismo che vanno per la maggiore oggi: xenofobia e omofobia, calcando la mano senza pietà e senza risparmiare nessuno. Il male italiano sta in un maschilismo dilagante generato dalla frustrazione di un'intera generazione di uomini (etero e gay senza distinzione alcuna) che non crescono mai, protetti dalle sottane di mammà, succubi delle donne perché fondamentalmente deboli, codardi e indisponibili a un confronto con la vita reale. Da tali paure nasce il bisogno ossessivo di difendersi che solo una sana incoscienza e una sana innocenza possono battere. Non è un caso che sono soltanto i personaggi femminili e l'ingenuotto Checco a saper compiere scelte (giuste o sbagliate che siano) e a "gettare ponti" tra un pregiudizio e l'altro.
Che l'operazione di Zalone sia riuscita me l'hanno suggerito tre feedback del numeroso pubblico giovane che assisteva alla proiezione (magia del cinema!): fragorose risate hanno accolto la sequenza in cui l'amico di colore di Checco si propone di accompagnarlo a visitare i genitori di Marika e Checco lo liquida dicendogli: "Ti ho già spiegato la differenza che c'è tra un nero e un bianco!"; viceversa, abbiamo riso solo in tre o quattro quando, durante l'esilarantissima esibizione nel locale gay della canzone "I uomini sessuali" (ferocissimo mix del pietismo omofobo all'italiana a metà strada tra Povia e la Tatangelo), l'esterrefatto Manolo chiede a Bruno: "Ma tu sei ammalato?". Il culmine si è toccato quando Bruno tenta di parlare con Manolo telefonandogli dal letto sul quale si era addormentata l'amica che gli ha retto la farsa del fidanzamento: quando l'affranto Bruno copre l'avvenente ragazza avvolta dal fulgido completino intimo comperato da mammà, un ragazzo in sala ha esclamato ad alta voce: "E sì, coprila pure!". E' esattamente questa l'Italia ottusa denunciata da Zalone. Chapeau!