kowalsky 5½ / 10 01/05/2010 00:00:45 » Rispondi Provo da sempre una costante allergia verso i peplum, trionfi di cartapesta dove l'estetica il più delle volte prevale sull'emozione, e anche se me lo raccomanda Amenabar la diffidenza permane. E francamente a me non sembra logico che Agora meriti tutta questo grande clamore, anzi condivido pienamente i dubbi di una certa critica riguardo un'operazione come questa. Siamo davvero di fronte a un peplum diverso dagli altri o le componenti "false" alla fine sono le stesse della ruggine che infesta Ben Hur e affini? Perchè alla fine, in questo "delirio armigero" del regista cileno, mi resta soprattutto la fastidiosa sensazione - involontaria, spero - della rievocazione didattica utile alle discussioni e ai compìti in classe dei licei scientifici. Amenabar ha indubbiamente un notevole senso dell'estetica, ma non mi basta la metafora del "cerchio" che guarda il mondo - bellissima immagine, fra l'altro - sovrastato da rivolte cristiano-pagane e dalla profonda abnegazione culturale della ricerca scientifica di Ipazia. Perchè alla fine tutta questa invettiva è completamente priva di riflessioni, troppo persa nei combattimenti e nelle ragioni (a volte incomprensibili e romanzesche, come la "cristianità adottata" dallo schiavo D./Minghella per amore della sua padrona) e non di rado vicinissima proprio all'estetica del kolossal classico che tanto mi indispone. Tanto per citare un esempio, il ferimento di Oreste è assurdo come ennesimo manifesto delle origini del cristianesimo come l'inizio di tutti i mali della civiltà di ieri e di oggi. Temo purtroppo che questo C'era una volta per la gioia dei professori di scienze storia e filosofia finisca per cadere nel novero dei grandi progetti non riuscìti, incapace com'è persino di rendere credibile il sacrificio umano e culturale di Ipazia (un'ottima Rachel Weisz). Alla fine lo splendido scenario si sbaracca e restano i cocci di una civiltà prefabbricata negli studios
maremare 01/05/2010 01:03:39 » Rispondi vedi io ho dato tale voto a 'shutter island' tu a questo.. ciò non toglie noi ci si possa stimare lo stesso come uomini e cinefili..
Shutter Island è stato assai bistrattato dalla critica, forse fin troppo... non è il miglior Scorsese (forse adesso opterei per un 7) ma almeno riesce a provocare una tensione visiva (tutto già visto ok ma vero topoi di tecnica cinematografica) che in questo film non ho riscontrato. Alla fine Agorà è una lezione da liceo e i suoi obiettivi li perde per strada... riesci a trovare nel film le risposte alle domande che si pone? Io no, è tutto molto qualunquista e affettato
kowalsky 01/05/2010 11:41:57 » Rispondi Penso che se dovessi soppesare tutti i miei commenti troverei tante cose fuori posto... comunque almeno io vado a vedere resnais mentre il pubblico questi film li snobba, e lo stesso dicasi per i dardenne. Al contrario To Paris with love, distrutto dalla critica internazionale con un misero 2, ha ottenuto qui un'ampia sufficienza. E allora? Ps a tutti possono capitare le ciambelle senza buco, e Agora è uno di questi
maremare 01/05/2010 13:55:47 » Rispondi ma smettila, resnain lo sto aspettando e qua esce la prox settimana.. e poi questo non è solo un film per professorini, ha un taglio molto moderno, dice cose che ci riguardano rispetto ai peplum di cui tu parli.. anche la figura dello schiavo l'ho trovata azzeccata. alter ego della filsofa è l'uomo di oggi travolto dalle proprie incertezze, che nota la stupidità della fede ma non ha la forza di credere nel potere delle proprie idee (la distruzione della statua di socrate è esemplare)
se poi la mettiamo così 'shutter island' è adatto a scolaretti cinefilini che fanno clap clap ad ogni scoreggina di un grande maestro :)
kowalsky 01/05/2010 21:51:40 » Rispondi La forza di credere... bene il complesso scientifico se vogliamo molto meno quello religioso perchè alla fine i clichè del genere coesistono in una dimensione - come dici tu - molto moderna. Ho sbagliato io a esordire dicendo che non amo i peplum, così ho dimostrato di essere prevenuto. In realtà le potenzialità erano enormi, e mi fidavo: solo che il risultato non è all'altezza delle sue ambizioni in molte scene
Lo schiavo che accompagna il martirio di lei lasciandola svenire... la delirante cecità dei servi di D.io, la superficialità con cui viene stilizzato il popolo ebraico...
Senti, non ho capito quando dici che lo schiavo la lascia svenire. Volevi fare una battuta spero peo' non l'ho capita. Se invvece per un caso che non voglio neanche ammettere, non hai neanche capito che e' lui che la soffoca per evitarle l'orrore della lapidazione allora mi domando cosa scrivi a fare !
kowalsky 29/05/2010 22:34:47 » Rispondi Era una battuta sì magari impropria
kowalsky 01/05/2010 21:54:35 » Rispondi Comunque non mi sembra il caso di farne una discussione sul giudizio di un film credo di aver spiegato ampiamente le mie perplessità
maremare 02/05/2010 03:48:41 » Rispondi ma certo, volevo solo infastidirti un po' ;)
eraserhead 03/05/2010 00:34:19 » Rispondi Io credo che sia una questione di lettura..il punto è che ipazia non è assolutamente la cosa più interessante che il film ha da offrire; mi aspettavo un film su ipazia, invece mi pare che i temi che -forse involontariamente- spodestano la filosofa siano altri e molteplici..insomma non ha UN significato ma diversi significati. Alla fine effettivamente tutto risulta un pò confusionario; si passa dalla conversione dello schiavo (o meglio degli schiavi) al cristianesimo (senza dilungarmi troppo la chiave di lettura nietzschiana del cristianesimo come trionfo della schiavitù che si ribella) alla cialtroneria e malvagità del "convertitore" ammonio, all'uso politico delle sacre scritture, alle vessazioni (vendicate) agli ebrei; sino ad arrivare al (per me) tema dominante: l'inevitabile sconfitta dell'uomo, causa ed effetto della sua natura violenta e reazionaria. La stessa razionale ipazia (così come il padre) si lascia andare a uno sfogo violento con il suo schiavo (per non parlare del padre che genera la rivolta da cui poi partirà la spirale di violenza). Per cui diciamo che è comprensibile che le tre fazioni (pagani cristiani ed ebrei) risultino essere alla fine dipinte in maniera stilizzata: è proprio questo il messaggio; non credo, come dici tu, che sia che il cristianesimo sia l'inizio di tutti i mali, bensì che ogni uomo è incapace di accettare ciò che è diverso da se stesso. Da questo punto di vista non c'è una "fazione" più illuminata: trionfa solo ipazia col suo amore per cose che -guarda caso- non sono di questo mondo (e qui hai ragione a dire che alla fine è reso male il suo sacrificio umano e culturale)
Gualty 19/10/2010 14:38:04 » Rispondi Concordo in parte, sebbene sia questo film, sia una valutazione storica obiettiva suggeriscano che il cristianesimo, a differenza delle precedenti religioni pagane - e dell'ebraismo stesso - sia una forma culturale al tempo stesso intollerante e proselita, combinazione fatale per il progresso e la Pax ( ( da notare il simbolo acronimo di cristo, la P a croce Χριστός che in caratteri latini assomiglia a Pax - ripresa al contrario dalla telecamera ) ). Così in pochi anni Alessandria da fiorente città di cultura si trasforma in poco più che un granaio e una stalla. Certo, è un messaggio forte e in buona parte provocante e provocatorio, ma ... coraggioso e ben dispiegato in questo Peplum non comune.
Ciumi 30/05/2010 10:15:39 » Rispondi Kow, il tuo commento direi che è quasi perfetto; solo: sei stato fin troppo generoso. E personalmente non amo neppure questo gusto dell’estetica perfettina in stile Playstation 3. Mare invece, beh, mi sa che stavolta ti stai sbagliando. ‘Agorà’ è poca cosa, secondo me.
Tanto che ci sono volevo consigliare ad entrambi, se ancora non lo avete visto, un film italiano di Benvenuti: ‘Gostanza Da Libbiano’. Non c’entra una mazza con la storia di Ipazia, racconta di un processo a una presunta strega.. però almeno è bello!